Presentato il progetto in regione di una nuova centrale di produzione di biometano in via del Campo accanto all’attuale centrale che produce biogas.
Tutti i particolari nell’intervista all’Ingegnere progettista, Gianluca Brilli.
“La denominazione esatta della centrale – esordisce l’ingegnere – è: Impianto di produzione di biometano a basso impatto ambientale mediante trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani. La società proponente è una società di progetto costituita ad hoc che ha la denominazione di Fri El Aprilia. Fri El è il secondo operatore nazionale nel settore delle Energie Rinnovabili e ha sede a Bolzano con sede legale di Roma”.
Si è subito pensato al solito gruppo industriale che giunge in città per una speculazione, invece l’idea industriale nasce direttamente dai proprietari del terreno che sono apriliani. Circa un anno fa i proprietari del terreno hanno contattato, tramite lo studio Brilli che ha realizzato l’impianto a biogas di via del Campo, la Fri El di Bolzano per avere una mano tecnica e finanziaria per la realizzazione dell’impianto a biometano, un investimento complesso e costoso di 12 milioni di euro. L’impianto a biometano sarà adiacente all’attuale centrale a biogas in via del Campo. Il progetto è stato realizzato da uno staff di professionisti guidati dall’Ingegnere Gianluca Brilli, firmatario del progetto.
“L’idea nasce da Aprilia – prosegue Brilli – con un accordo di partenariato tra la Fri El di Bolzano e i proprietari del terreno, tutti apriliani”.
“Sono una cordata di professionisti e imprenditori riuniti all’interno della Progresso Sviluppo Immobiliare”.
“L’impianto – spiega l’ingegner Gianluca Brilli – tratta la frazione organica dei rifiuti solidi ed è necessario per chiudere il ciclo della raccolta differenziata. Le discariche sono superate, non si può incenerire tutto quello che si smaltisce per cui c’è la raccolta differenziata che va a riciclare i prodotti smaltiti e per quanto riguarda l’umido organico la centrale a Biometano da quello produrrà da una parte compost e dall’altro biometano che andrà immesso direttamente nel gasdotto. Un concetto importante è che non brucia metano per fare energia elettrica ma lo rende direttamente disponibile nel gasdotto che dista 50 metri dall’area dell’impianto. Queste sono le linee tecnologiche più moderne in Europa. Il compostaggio richiede ossigeno per cui si fa all’aria e questo provoca le emissioni odorifere, nel caso della centrale a biometano, invece, la degradazione avviene tutta in ambiente ermetico perché il metano che si sprigiona, che è quello che provoca i cattivi odori, viene tutto raccolto e riutilizzato.
In questo momento il legislatore italiano incentiva molto di più il biometano più della produzione elettrica proprio perché il grosso deficit dell’Italia è la forte importazione di gas naturale.
Il terreno su cui sorge l’impianto è un terreno industriale, l’area di intervento occupa circa tre ettari ed è attigua all’impianto a biogas”.
“La differenza – spiega l’ingegnere – sta nel materiale in ingresso, nel biogas ci sono le biomasse (mais, glicale, deiezioni bovine etc.) che vengono trasformate in energia, mentre nella centrale biometano in ingresso c’è la parte biodegradabile dei rifiuti solidi urbani.
Il Lazio è saturo per lo smaltimento dei rifiuti organici, c’è una carenza di impianti, attualmente stanno quasi tutti smaltendo fuori regione, principalmente in Emilia Romagna”.
“Intanto – conclude – si tratta di un progetto di apriliani e ci lavoreranno e lo gestiranno apriliani per cui è un indotto economico e produttivo per la città. E’ un impianto a fonte rinnovabile, svolge un servizio pubblico e ha un enorme valore ambientale: è funzionale alla chiusura del ciclo dei rifiuti e produce un biocombustibile. Il biometano che produce la centrale permette una minore importazione e combustione di tremila tonnellate annue di petrolio, quindi 10 mila tonnellate annue di anidride carbonica in meno immesse in atmosfera”.