Viaggio a Cabo Verde, Sal

Stregate dall’isola di Sal

Viaggio a Cabo Verde per vivere la magia di un sogno ad occhi aperti. L’Isola di Sal è un luogo da sogno per i turisti ma pochi di loro si accorgono della povertà che si aggira tra le stradine più interne, una povertà che però non priva questa gente della dignità personale, dignità che è sempre più raro trovare in occidente. Partenza 1 aprile destinazione Isola di Sal, Cabo Verde, nessuna aspettativa, semplicemente desiderosa di mare, sole e soprattutto…. relax.
Ritorno 8 aprile Roma Fiumicino mi guardo intorno e due lacrime attraversano le mie brune gote. Avevo sentito parlare del mal d’Africa ma l’avevo sempre interpretato come un sentimento legato alla fine di una vacanza, al dover tornare alla vita lavorativa. Sperimentato sulla mia pelle scopro che non ha niente a che vedere con questi aspetti.
Ho fatto diversi viaggi e ognuno di essi mi ha lasciato qualcosa, l’isola di Sal mi ha lasciato sensazioni ,colori, profumi e un ‘energia che spero di portare dentro il più a lungo possibile… mi ha scritto una poesia nel cuore.
L’isola di Sal è una delle 10 isole che appartengono all’arcipelago di Cabo Verde, disposto a semi cerchio che deve i suoi natali ai borbottamenti ancestrali di vulcani oramai spenti, situato nell’oceano Atlantico, a circa 600 chilometri dalle coste del Senegal, è composto da due gruppi di isole: quelle sopravento, barlavento in portoghese, che sono Sant’Antonio, Boa Vista, San Nicola, Sal, San Vincenzo e Santa Lucia e quelle sottovento, sotavento in portoghese, con le isole Santiago, Fogo, Maio e Brava. L’isola di Sal e quella di Boa Vista sono le più turistiche di tutto l’arcipelago e sono le uniche due che hanno un aeroporto internazionale, collegato con l’Europa, gli Stati Uniti e l’America Latina.
Quando atterriamo nell’aeroporto dell’isola di Sal veniamo subito investiti da un vento caldo che sa di mare, caratteristica principale di quest’isola; percorriamo con gli autobus dell’albergo l’unica strada asfaltata, un serpentone di cemento in mezzo al deserto, che parte da Espargos, il capoluogo, per tagliarla in due verticalmente, da Palmeira a nord fino a Santa Maria a sud. In mezzo a questo paesaggio arido, inframmezzato da piante che nascono già piegate dalla forza del vento, c’è la salina a Pedra de Lume, da cui prende il nome quest’isola.
Arrivate dopo aver sistemato le nostre cose andiamo subito a vedere la spiaggia e l’oceano: io e la mia amica ci guardiamo negli occhi entrambe piacevolmente meravigliate dall’immensità che ci circonda, ce la godiamo. E’ La grande spiaggia sulla quale si affacciano la maggior parte dei villaggi, il Djasal e il Bravo Club, che sono italiani, e il 215.JPGRiù Funanà che è spagnolo, è di origine vulcanica, con grandi tratti di sabbia nera, più pesante rispetto a quella a cui siamo abituati, sferzata continuamente da un vento che si calma solo nel tardo pomeriggio e che ha formato, un paio di chilometri più a nord, in una località chiamata Punta Preta, delle dune di media grandezza che abbiamo visitato il secondo giorno.
Il pomeriggio riprendiamo il taxi e ci facciamo portare a Santa Maria dove incontriamo ”Tiramisù” un ragazzo di 25 anni che ci fa da guida per la città.
Santa Maria è un piccolo paesino in espansione: fortemente voluto da alcuni imprenditori, portoghesi e italiani che lo hanno scelto per aumentare con il turismo il loro volume d’affari, fino a 15 anni fa aveva come principale forma di economia il baratto, scambio di pesce e sale che garantiva solo la sopravvivenza.
Il terzo giorno lo dedichiamo totalmente al relax in preparazione della serata al “Calema” un locale tipo “pub” dove incontriamo e socializziamo con la gente del posto e con alcuni italiani che da anni ormai hanno deciso di vivere “no stress”.
Siamo giunti al quarto giorno : immancabile il giro dell’isola, ci organizziamo con un ragazzo del posto “Ali” e con due famiglie romane le quali hanno contribuito a rendere la giornata meravigliosa!
La visita comprende le maggiori spiagge, le piscine naturali di Burracona (dove rimango affascinata dal fenomeno dell’occhio blu: un raggio di sole che entra in grotta e la illumina di un celeste paradisiaco), le saline, Espargos, Murdera e un ottimo pranzo di pesce fresco.
Il quinto giorno non potevamo certo rinunciare all’aragosta di “Joe Banana” ristorante frequentato soprattutto dagli abitanti, per i suoi prezzi modici e per la familiarità con la quale accoglie i suoi avventori, anche turisti.
Sesto e settimo giorno dedicati principalmente al relax in spiaggia affascinate dai kite surfisti che coloravano il cielo con i loro aquiloni e le loro spettacolari acrorbazie.
E per la sera impossibile rinunciare al “Pirata” locale dove abbiamo potuto assistere ad un coinvolgente spettacolo di Capoeira.
Si conclude così la nostra vacanza.
L’ per i turisti ma pochi di loro si accorgono della povertà che si aggira tra le stradine più interne, una povertà che però non priva questa gente della dignità personale, dignità che è sempre più raro trovare in occidente.
Un ringraziamento speciale alla mia amica e compagna di viaggio Arianna e ad Enelsidy, spirito evoluto, che hanno contribuito a rendere questo viaggio indimenticabile.

Cristina Farina

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