“Apprendiamo, senza grandi sorprese, che a seguito del rogo sviluppatosi nel TMB di Malagrotta e che ha colpito parte dell’ex discarica, il sindaco Gualtieri uscendo dalla riunione operativa sull’incendio in Prefettura, avrebbe comunicato che Rida Ambiente avrebbe già dato disponibilità positive per quantità importanti di rifiuti da trattare.
Questo vorrà dire, per i residenti del quartiere Sacida, vedere aumentati esponenzialmente i disagi e i rischi conseguenti all’arrivo di nuovi quantitativi di rifiuti da Roma (dopo che per 10 giorni Rida si era resa indisponibile ad accoglierli) e, per l’intera città vedere oramai consolidata l’idea che Aprilia sia a pieno titolo la CAPITALE dei rifiuti. Con i conseguenti possibili danni alla nostra salute, all’aria che ci respireremo, al valore e all’integrità del territorio. Il territorio danneggiato, la salute messa a rischio, i cittadini inascoltati sono conseguenze di nessuna apposizione di vincoli stringenti da parte di chi governa il nostro Comune da decenni? I politici hanno abdicato a governare lasciando la cloche in mano ai privati, con possibili conseguenti disagi e rischi? Se così è, ALTRO CHE ECONOMIA CIRCOLARE!
L’incendio si è sviluppato mercoledì scorso a Roma intorno alle 17:30. In quello stesso frangente presso la sede del comitato di quartiere Primo, le nostre associazioni mettevano in evidenza – nell’assemblea dal titolo Salute e partecipazione: i diritti schiacciati dalla politica dei rifiuti. Strategie e alternative di sopravvivenza – che il PNRR, (Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è incentrato sull’economia circolare e sulla lotta ai cambiamenti climatici. In esso, gli impianti di trattamento (TMB/TBM/TM), al pari degli inceneritori, sono considerate attività che arrecano danno significativo all’ambiente e bypassano la legge che vieta di smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in regioni diverse da quelle di origine, attraverso lo stratagemma di trasformare tutte le tipologie di rifiuto in codice EER 19.12.12 (rifiuti speciali). Un espediente condannato dalla Corte di Giustizia europea (con sentenza dell’8° Sez. 11/11/2021, C-315/20), secondo cui a prescindere dal codice assegnato, i rifiuti urbani indifferenziati restano tali anche se passano per un trattamento. Da ciò deriva l’urgenza di trasformare l’indifferenziato, ancorché “trattato”, in CSS e poi bruciarlo a km 0.
Il “termovalorizzatore”, le discariche e i TMB sono espedienti inefficienti dell’economia lineare e consumistica: incentivano il consumo, non la riduzione dei rifiuti; disincentivano la differenziata e il recupero di materia; ricavano energia e profitto per i gestori. Quindi, spingono verso una crescita senza limiti, peggiorano il tenore di vita e la qualità dell’ambiente: esattamente l’opposto dello Sviluppo Sostenibile e dell’Economia Circolare: non sono esattamente, per usare le parole del primo cittadino, le eccellenze del territorio.
Nel Lazio non servono inceneritori e discariche, ma una politica di riduzione degli sprechi, degli imballaggi, dei consumi, degli scarti. Servono impianti di recupero materia, di rigenerazione, di riutilizzo, di compostaggio di comunità, di piccoli digestori aerobici.
Serve una politica per la collettività, non asservita alle lobbies. Ci aspettiamo, pertanto, una vera presa di posizione da parte del sindaco e dell’assessore all’ambiente, così come avviene in altri comuni da parte di amministratori, sensibili alla tutela della salute e del paesaggio.”
Chiara Ruocco