“Un progetto di pubblica utilità (leggi piazza o parco) che costituisce variante, e procedere all’espropriazione per pubblica utilità così come disposto dagli artt. 10 e 19 del DPR 327/2001, questa è la nostra proposta alternativa alla decisione del Comune di concedere con una variante la possibilità di edificare 208.500 m3, con un numero di abitanti insediabili di circa duemila unità, e di ottenere in cambio anche di bonificare l’area.
L’incendio divampato in alcuni capannoni dell’area della ex Freddindustria continua a preoccupare i cittadini di Aprilia; in attesa dei dati dell’Arpa sulle ricadute, ci conforta (fino a un certo punto), la relazione dell’ASL nella quale si fa presente che nei capannoni interessati non c’era amianto che è invece presente negli altri fabbricati confinanti ma fortunatamente non interessati dal rogo.
Il rogo, che si è sviluppato nel pomeriggio di mercoledì 1 febbraio vicino alle case di migliaia di cittadini inermi, ha generato una spaventosa e densa colonna di fumo nero visibile da chilometri di distanza e localizzato.
L’area e i fabbricati di proprietà della Società “Aprilia 2012 S.r.l.”, come certificato da un’ispezione della Polizia locale e dai vari esposti dei cittadini, erano presumibilmente pieni di rifiuti e, come se servisse, a riprova di ciò è bastato vedere come era nero il fumo che si levava dal sito e come era acre l’odore che lo accompagnava. Malgrado le ordinanze con cui venivano date disposizioni alla proprietà di procedere alla bonifica e messa in sicurezza del sito, di questa bonifica, neanche l’ombra. Il ritardo, e la non attuazione di quei provvedimenti, ha avuto come conseguenza di mettere in grave pericolo la salute pubblica. Oltretutto, la Società proprietaria dell’area che grazie al “fervore rigenerativo” del momento e alla volontà di ottenere finanziamenti da parte di questa attuale amministrazione, ha partecipato (tramite apposito avviso pubblico finalizzato alla costituzione di forme di partenariato pubblico-privato), al progetto 3 del PINQUA, grazie a cui nell’area d’interesse, tramite variante secca al PRG, (immaginiamo a breve votata in Consiglio comunale), potrà procedere a realizzare un complesso residenziale con una volumetria tra residenziale e commerciale, complessivamente di circa 208.500,00 m3 e con un numero di abitanti insediabili di circa duemila unità. Tutto ciò non sembrerebbe un grande affare per i cittadini.
Ma veramente per risolvere la questione e bonificare realmente l’area serve una variante secca? A noi sembra che questa variante favorisca il privato di turno a suon di edificabilità, per favore, spiegateci dove sta il guadagno per i cittadini!
La soluzione a nostro avviso non sta in una nuova possibile speculazione edilizia bensì il comune dovrebbe approvare un progetto di pubblica utilità come una piazza o un parco, che costituisce variante, e procedere all’espropriazione per pubblica utilità così come disposto dagli artt. 10 e 19 del DPR 327/2001.
Nessuna speculazione edilizia, solo interesse pubblico per una vera rigenerazione urbana dell’area
La “rigenerazione urbana” non è solo una questione edilizia e ad Aprilia non dovrebbe comportare nuove abitazioni, ecco le nostre ragioni. La prima: in questa città si è già costruito troppo con un consumo di suolo utile spaventoso. La seconda: la presenza di quantità di case e palazzi prontamente costruiti ma vuoti che generano di conseguenza una svalutazione dei prezzi degli appartamenti con ricadute sulle tasche di migliaia di proprietari. Con l’alibi della “riqualificazione edilizia” di una fabbrica chiusa o di un vecchio grande edificio abbandonato, si continua a costruire, comprendendo nuovi appartamenti e spacciando il tutto per una “riqualificazione”?
Nel 2023 la “rigenerazione urbana” deve essere accompagnata, oltre che da una riqualificazione urbanistica ed edilizia, da una “pianificazione sociale” della qualità della vita dotando l’area interessata di servizi, centri di aggregazione, servizi alla persona, servizi sociali, negozi di prossimità e certamente non comprendere nuovi immobili residenziali. Oltre alla necessità di far uscire dal degrado i quartieri, deve “obbligatoriamente” fare i conti con la necessità di aumentare gli “spazi verdi” nei centri urbanizzati affinché il suolo possa erogare i suoi servizi ecosistemici. La necessità di usufruire di spazi ricoperti di vegetazione all’interno dei contesti urbanizzati non può essere accantonata e deve far parte “organicamente” del processo. La “rigenerazione” quindi deve essere non solo una riqualificazione di edifici, ma anche una “rigenerazione sociale” e una “rigenerazione climatica”: è questa la modernità della politica urbanistica di cui abbiamo bisogno.”
Chiara Ruocco