Un disastro dovuto principalmente a plastica bruciata e rifiuti di varia entità, con conseguente fumo nero denso che oscurò i cieli di Aprilia per giorni, rendendo l’aria irrespirabile.
Questo “errore”, se così vogliamo chiamarlo, ha negato alla città di Aprilia la possibilità di un risarcimento per il disastro ambientale avvenuto sul territorio.
Il sindaco rappresenta la comunità locale; teniamo a ricordargli l’emergenza e la preoccupazione dei cittadini con l’inevitabile ordinanza firmata da egli stesso che imponeva, nel raggio di 2 chilometri dal sito della Loas, il divieto di raccolta, di pascolo per gli animali, di consumo e vendita di frutta e verdura, oltre che la chiusura delle attività commerciali e ad imporre la precauzione per i residenti di non uscire di casa, tenere le finestre chiuse e indossare mascherine all’aperto. Cosa non è bastato all’ex sindaco e alla sua ex amministrazione per ritenere di doversi costituire in giudizio come parte lesa a nome e nell’interesse della città che aveva eletto lui e la sua maggioranza alla guida del Comune?
La completa chiarezza su questa vicenda è un dovere nei confronti di tutti i cittadini apriliani, continuiamo a parlarne per non farla cadere nell’oblio”.