Il 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, torna a scuotere le coscienze dell’Italia. Nonostante gli anni passino e la società si evolva, i dati continuano a mostrare un quadro allarmante: in Italia, come in molte altre parti del mondo, la violenza di genere è ancora una piaga aperta che miete vittime innocenti. Perché proprio il 25 novembre?
La scelta di questa data è dovuta ad un brutale assassinio avvenuto nel 1960, proprio in questa giornata, nella Repubblica Dominicana delle tre sorelle Mirabal. Legate al gruppo di liberazione, il 14 giugno vennero sequestrate e uccise a bastonate, prima di esser gettate in un dirupo. La loro scomparsa divenne un simbolo di ribellione, istituzionalizzato nel 1999 dalle Nazioni Unite.
Eppure, nel 2024, la situazione non accenna a migliorare.
Secondo i dati del Viminale, tra il primo gennaio e il 17 novembre 2024, in Italia sono stati commessi 269 omicidi, di cui 98 con vittime donne. Tra queste, 84 sono state uccise in ambito familiare o affettivo (51 sono morte per mano del partner o dell’ex). Invece, secondo i dati dell‘Osservatorio Non una di meno, il numero delle vittime sale ad 87, numero al quale si devono aggiungere 5 donne che si sono suicidate, il suicidio di un uomo trans, il suicidio di un uomo e 10 casi in fase di accertamento, dati che fanno alzare il numero dei femminicidi del 2024 a 104. Senza contare il numero di violenze fisiche e psicologiche che non portano necessariamento al femminicidio, il numero di donne che non denunciano per paura o il numero di donne che denuncia senza però ricevere l’adeguata protezione.
Ma come è possibile che nel 2024, in un’epoca di grandi progressi sociali e culturali, si continui a uccidere nel nome dell’amore malato o del possesso? Le risposte sono complesse e multifattoriali, e coinvolgono aspetti culturali, sociali, psicologici e istituzionali. Tra le cause principali è possibile individuare: stereotipi di genere, la mancanza di educazione alla parità dei sessi, l’impunità dei delitti e la mancanza di risorse.
La lotta alla violenza di genere è una battaglia che riguarda tutti. Ognuno può fare la sua parte, denunciando i casi di violenza, sostenendo le vittime e impegnandosi a costruire una società più giusta e equa, non smettendo mai di fare campagne di sensibilizzazione e non smettendo mai di pararlare della tematica, soprattutto nelle scuole.
Amore non è violenza.
Chiara Ruocco