Anche il consigliere Vincenzo La Pegna ha ritenuto opportuno esporsi in merito alle responsabilità che l’Amministrazione dovrebbe avere per la tragedia di questa mattina, presso lo stabilimento Kyklos. Lo fa attraverso un post su Facebook:
«Amici miei oggi purtroppo hanno perso la vita due uomini che lavoravano dentro lo stabilimento di compostaggio della Kyklos. Come volevasi dimostrare, finché non ci scappa il morto nessuno si muove. Ma una forte denuncia già la sollevai nel novembre 2013 quando con la presentazione della mia mozione legata all’ apposizione di “nasi elettronici” , mai installati, da parte dell’azienda. Grosse responsabilità le ha l’attuale Amministrazione ed in capo la sig.ra Lombardi Alessandra, assessore all’ambiente, che ha sempre negato le tremende “puzze” che emanava la Kyklos. Anche l’altro giorno prima della disgrazia, ho fatto con altri 2 consiglieri, Bafundi e Porcelli, un sopralluogo allo stabilimento ed ho ribadito all’ing. Filippi l’enorme difficoltà che si ha nel respirare e gli operai che lavoravano senza mascherine. Per lui erano controllabili! Ed oggi? Oggi mettono i cancelli dopo che le vacche sono scappate? Ora le responsabilità devono venire fuori. E di sicuro farò e faremo nelle opportune sedi istituzionali , unitamente ai consiglieri che hanno appoggiato la mia mozione, i passi verso il chiarimento! Non è possibile disattendere i propositi di una mozione approvata a maggioranza in consiglio comunale. Ma soprattutto lo dobbiamo alle povere vittime e le loro famiglie affinché altri non possano “vivere” queste disgrazie. Sono vicino ai loro familiari».
E’ sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere Porcelli che, sempre sul social network, denuncia l’immobilismo “dei silenzi, dalle connivenze e dalle convenienze di chi ci governa”:
«La morte di due operai alla Kyklos non può passare invano. La perdita di due vite umane all’interno di un sito che tratta rifiuti, e contro il quale da anni le lotte dei cittadini si sono infrante contro il muro alzato dai poteri forti, ma anche dai silenzi, dalle connivenze e dalle convenienze di chi ci governa, segna un punto di non ritorno. Il rispetto delle regole e l’obbligo della verità non possono cancellare quelle due morti. Almeno da oggi siano un metodo di condotta per averne rispetto. Anche per chi vicino a quello stabilimento ci vive».
Sofia Boni