Il segretario del circolo di Sel Gino Donè Maurizio Marinozzi e il capogruppo di Sinistra ecologia e libertà Carmen Porcelli intervengono sulla notizia dell’asta per la vendita del teatro fermo dal 17 maggio scorso e che si svolgerà il 17 ottobre prossimo a Latina. Questa la proposta per salvare il teatro:
“Applichiamo un’ imposta di scopo alle categorie catastali più forti, quali istituti di credito e impianti di trattamento dei rifiuti, ed utilizziamo questa entrata straordinaria per acquistare all’asta il Teatro Europa. Benché si tratti di una struttura privata, il teatro appartiene alla storia della nostra città ed è dovere di un’ amministrazione pubblica farsi carico di azioni anche straordinarie pur di tutelare, non solo incentivare, il tessuto culturale di una città dove a farla da padrona sono il cemento e i rifiuti”.
Proseguono i due portavoce Sel:
“La rassegnazione del sindaco Terra, a proposito del rammarico da parte sua circa l’impossibilità del comune ad acquistare il teatro, sarebbe giustificabile se al pari di una legge che impedisce ad un comune di aumentare il proprio patrimonio immobiliare ce ne fosse un’altra altrettanto perentoria che rendesse obbligatorio il pagamento di affitti per locali mai utilizzati e sovradimensionati dal punto di vista economico. Considerato ciò, riteniamo una occasione sciupata quella del comune di Aprilia di non partecipare all’asta. Riteniamo anzi che il sindaco dovrebbe verificare prima la praticabilità di ogni alternativa utile alla partecipazione del comune alla gara, nonché ad individuare lo strumento per reperire le risorse necessarie.”
Secondo i due esponenti di Sel la partecipazione del comune all’asta metterebbe a tacere anche alcune illazioni che negli ultimi mesi si sono fatte sempre più insistenti: “Non vorremo – dicono Marinozzi e la Porcelli – che gli ostacoli amministrativi che hanno di fatto impedito il funzionamento del teatro negli ultimi due mesi fossero stati utili, così come sostiene qualche ben informato, a far abbassare il prezzo della base d’ asta, per far diventare il teatro più abbordabile dal punto di vista economico. E non vorremmo che quel teatro, molto appetibile dal punto di vista commerciale, perdesse la sua destinazione, quella cioè di luogo deputato alla cultura”.