Matrimoni misti, c’è integrazione?
Il caso di una lettrice e le risposte della psicoterapeuta
Cara dottoressa,
ho sposato un uomo di colore e ancora dopo diversi anni alcuni mi guardano con occhi particolari…questo mi fa molto dispiacere.
Maria Teresa
Cara Maria Teresa, non sei sicuramente la sola..ogni anno in Italia si celebrano circa 12.000 matrimoni cosiddetti “misti”. Il matrimonio misto, cioè l’unione coniugale in cui i protagonisti appartengono a due differenti gruppi nazionali (o etnici), rappresenta un elemento significativo per osservare il grado di integrazione delle comunità immigrate nella società ospitante, e allo stesso tempo offre uno spunto di ricerca per lo studio delle relazioni interetniche ed interculturali. Queste nuove unioni coniugali createsi per effetto dell’apertura dei confini territoriali presentano diverse implicazioni più o meno problematiche dal punto di vista sociologico, psicologico, giuridico, religioso. Da una prospettiva sociologica è interessante soprattutto considerare la distanza che esiste tra i paesi d’origine dei due coniugi: distanza culturale in primo luogo, distanza economica, politica, demografica. Queste distanze si trasformano, nel nucleo familiare, in un’unione di persone educate secondo diversi modelli di divisione dei ruoli tra i sessi, di educazione dei figli, di rapporti con le famiglie d’origine. Da una prospettiva psicologica questi bagagli diversi possono produrre difficoltà di ricerca del compromesso così come possono arricchire la coppia. non è da sottovalutare i rapporti con le comunità, che si presentano spesso a causa dei pregiudizi e degli stereotipi che si manifestano a partire dalle famiglie e dagli amici. Capita per questo motivo che tali coppie si trovano a vivere una situazione di emarginazione e di autoemarginazione. Sovente sono guardate come delle “bestie rare”, ancora molto c’è da fare per favorire una vera integrazione, il viaggio è lungo ma non impossibile forza e coraggio.
Dott.ssa Anna Pitrone – Psicoterapeuta di coppia