Cambogia: da Siem Reap a Phnom Penh

Cambogia: da Siem Reap a Phnom Penh

Campi di Sterminio e S-21, la follia dei Khmer Rossi

Partenza alle 9 di mattina da Siem Reap con mini Van da 9 posti per raggiungere la capitale della Cambogia: Phnom Penh.
Esistono molte compagnie che effettuano il viaggio a prezzi economici con un ottimo servizio: Capitol Transport, Sorya Transport, Mekong Express e molte altre.
Io ho scelto un mini Van prenotato direttamente dalla Babel Guest House al prezzo di 10 dollari, compreso un tuk tuk gratis per il trasporto dalla Guest House alla compagnia di Bus.
Il viaggio prevede una fermata a metà strada e l’arrivo a Phnom Penh in 4 ore e mezza, salvo inconvenienti.
Nel mio caso dopo 2 ore è ‘esplosa’ una ruota! Abbiamo quindi perso circa un ora per il cambio sotto un sole di 40 gradi…
All’arrivo ho scelto il Paragon Hotel consigliato dalla Lonely Planet ed ineffetti è uno dei migliori per qualità prezzo (23 dollari la singola/doppia).

La qualità delle strutture alberghiere però è pessima e se si scende sotto i 20 dollari a notte si trovano Guesthouse con strutture decadenti.
Il primo impatto con la capitale non è stato dei migliori.
La città è degradata, buia e dà l’impressione di non essere molto sicura di notte ma…sono solo impressioni, in realtà la gente è cordiale e sempre pronta ad aiutarti.
Prima tappa a Phnom Penh il Wat Phnom situato su una piccola collinetta alberata di 27 metri.
L’ingresso principale è rappresentato da una grande scalinata con una balaustra decorata con leoni e alcuni serpenti chiamati naga.
In cima vi è un piccolo santuario con una statua di Vihara e alle spalle una grande Stupa con le ceneri del re Ponhea Yat che regnò tra il 1405 e il 1467.
Intorno al Wat Phnom ci sono molti mendicanti che cercano di venderti di tutto compresi degli uccelli da lasciar volare (in realtà sono addomesticati e torneranno in gabbia dopo pochi minuti).
Venerdi 5 Marzo, è il secondo giorno a Phnom Penh, insieme ad un ragazzo italiano e la sua ragazza australiana ci dirigiamo ai Campi di Sterminio di Choeung Ek a circa 15 Km da Phnom Penh.
Tra il 1975 e il 1978 quasi tre milioni di persone furono uccise dalla follia del regime dei Khmer rossi di Pol Pot e di questi circa 17.000 mila (tra cui anche donne e bambini) furono prima torturati nella S-21 e poi portati qui ed uccisi a bastonate per risparmiare le preziose pallottole.
Pol Pot uccideva tutti coloro fossero minimamente sospettati di andare contro il regime e se uccideva i genitori doveva uccidere anche i loro bambini.
Circa 9000 resti sono stati trovati nel 1980 e adesso esposti in una grande Stupa eretta in loro memoria nel 1988. La visita è molto toccante e mi lascia con una domanda: l’occidente dov’era in questi anni?
Di ritorno da Choeung Ek, ci dirigiamo al Museo Tuol Sleng che originariamente era una scuola superiore e poi fu trasformata da Pol Pot in un durissimo carcere dove venivano torturati i prigionieri prima di essere uccisi nei campi di sterminio.
Il carcere era noto come S-21 ed è una testimonianza, lasciata dagli stessi Khmer, degli atroci crimini. Si possono visitare le camere degli interrogatori, le prigioni e delle stanza con tutte le foto degli uomini, donne e bambini uccisi.
Poche ore prima della caduta dell’impero di Pol Pot per mezzo dei Vietnamiti, furono uccise le ultime 14 persone che ora sono seppellite nel giardino del Museo.
Infine ci dirigiamo al Palazzo reale di Phnom Penh che si trova in prossimità del fiume.
All’interno è presente un rigoglioso giardino che lo rende un’osai di tranquillità rispetto al caos delle strade della capitale.
Molto belli sono il Padiglione Chan Chaya, la Sala del Trono e la particolare Pagoda d’Argento che prende il nome dalle 5000 piastrelle d’argento che ricoprono il pavimento.
Questo complesso è uno dei pochi che fu risparmiato dai Khmer Rossi e si possono ammirare alcuni oggetti del periodo Khmer.
Phnom Penh si è rivelata una città in crescita, una città che vuole superare i suoi anni difficili e proiettarsi verso un futuro ancora molto lontano. La Cambogia è un Paese cordiale e solare di cui non si possono dimenticare i volti teneri e spaesati dei tantissimi bambini che si incontrano per la strada. Una frase non riesco a toglermi dalla mente: “Meglio un arresto sbagliato che un nemico libero”, con questa filosofia PolPot uccideva milioni di persone…semplicemente terribile.

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