I Grillini apriliani invitano tutti i cittadini a partecipare alla manifestazione per difendere il nostro territorio e in una nota spiegano i danni che potrebbe causare la discarica che dovrebbe sorgere in zona Velletri al confine con Aprilia e la frazione di Carano.
“Con l’acquedotto di Carano, – spiegano i Grillini apriliani – che immette gradualmente nella rete idrica le acque sorgive e quelle catturate nelle vene del Macco, si cerca di venire incontro alle esigenze sorte con il costante aumento delle popolazioni di Aprilia, Anzio e Nettuno. Nel 1929 i fratelli Ezio e Galileo Scavizzi posero le basi per una integrale soluzione del problema idrico. A loro spese riuscirono ad individuare nella zona di Carano il bacino sotterraneo che alimenta la falda idrica delle due cittadine. Le 5 polle sorgive erogano da allora circa 150 litri al secondo, pari a 13 milioni di litri quotidiani di acqua potabile. Nel 1955 funzionavano ben undici impianti distribuiti su tutto il territorio a distanze fino a sei km dagli abitati (acqua del Sambuco, Fontan di Papa, Sana e Ferrovie, ecc.), che si innestavano in vari punti della rete. Il 26 gennaio 1935 i Comuni di Anzio e Nettuno si costituirono in consorzio con la Università Agraria di Nettuno con la finalità di acquistare le sorgenti di Carano, costruire l’acquedotto e gestire l’esercizio. Ciò fu possibile solo nel 1955, a causa di un lungo contenzioso con i proprietari e degli eventi bellici.
Per far fronte al rapido aumento delle esigenze idriche, nel 1970 l’acquedotto fu potenziato con acqua proveniente dalle falde della piana pontina e di proprietà della Cassa per il Mezzogiorno (ora: Regione Lazio) pozzi località Giannottola e Campo di Carne. Attualmente il Consorzio Acquedotto di Carano ha la capacità di erogare 600 litri al secondo. E, secondo voi, – continuano – cosa hanno ben pensato i nostri amministratori colti da una luce di improvvisa genialità ?
Costruire una gigantesca discarica proprio sopra le falde idriche e a ridosso delle sorgenti di Carano, che alimentano gli acquedotti di Aprilia, Anzio e Nettuno. Nel luogo dove è previsto questo gigantesco fosso la falda si trova a non più di 30 metri di profondità con chiarissimi ed inevitabili problemi di contaminazioni dei percolati di scolo dei rifiuti. Quindi la vecchia cava di pozzolana diventerebbe la nuova città dell’immondizia. Ma nel progetto, diciamolo forte, non manca proprio nulla perché è prevista anche la costruzione di un impianto per trattare 30mila metri cubi all’anno di percolati, un impianto a “bio” gas della Volsca Ambiente e Servizi S.p.A. per il trattamento di oltre 33mila tonnellate all’anno di rifiuti”.
“E a valle chi c’è ?” Si interrogano i Grillini apriliani. “Ci siamo noi cioè Aprilia, Anzio e Nettuno, che prima hanno subito l’inquinamento da arsenico delle fonti idriche ed ora, con questo scempio, subiranno l’inquinamento da percolato ed una ulteriore immissione nell’atmosfera di CO2. Poiché il sindaco osa dichiarare che: Nessuna nuova discarica ad Aprilia. Questo in una nota ufficiale in cui fa esplicito riferimento alle notizie che circolano già da diversi giorni, secondo cui vi sarebbe un progetto segreto ma ormai in fase avanzata per realizzare una discarica dove conferire rifiuti indifferenziati ad Aprilia. Terra, in assenza di notizie ufficiali ha chiesto chiarimenti direttamente alla Regione Lazio. E la Segreteria dell’Assessore alle Politiche del Territorio e Rifiuti, Michele Civita, ha smentito la notizia”.
“Nonostante le rassicurazioni del caso – ha commentato il sindaco Antonio Terra – la problematica del conferimento dei rifiuti dopo la chiusura della discarica di Malagrotta investe da vicino tutti i comuni dell’hinterland capitolino”. Terra aggiunge che si stanno pagando le conseguenze di scellerate politiche ambientali, ma l’Amministrazione sarà vigile e attenta. “Nonché, contraria ad ogni ipotesi di discariche sul territorio di Aprilia, anche di quelle campate in aria”, precisa e conclude il sindaco.
“Cittadini unitevi – concludono i Grillini apriliani – quindi il 21 Settembre a quella che nasce come una marcia per la salvaguardia del clima e dell’ambiente ma serve per urlare a gran voce il dissenso contro questo ulteriore scempio e per sensibilizzare i nostri “inerti” amministratori affinché agiscano per tempo. La scadenza del 10 ottobre per presentare osservazioni in Regione ed opporsi al progetto è davvero vicinissima”.