Una ricerca che ha coinvolto circa 400 neonati venuti al mondo in tre diversi ospedali argentini, pubblicata sulla prestigiosa rivista Lancet, da un gruppo di ricercatori guidati da Nestor Vain, esperto della Fondazione per la Salute Materna e Infantile (FUNDASAMIN) di Buenos Aires, ha svelato che per consentire dopo il parto un adeguato passaggio di sangue dalla placenta al bambino riducendo così il rischio di carenze di ferro è importante aspettare 2 minuti prima di tagliare il cordone ombelicale, e assolutamente inutile continuare a seguire la raccomandazione di mantenere il bambino a un livello più basso rispetto a quello della placenta.
Vain e colleghi lo hanno stabilito pesando subito dopo la nascita e subito dopo il taglio del cordone (eseguito rigorosamente 2 minuti dopo la nascita) 197 bambini mantenuti al di sotto del livello della placenta e 194 bambini trasferiti subito sull’addome della mamma.
In questo modo è stato scoperto che non c’è nessuna differenza tra il sangue che passa dalla placenta al bambino nei due casi. “Il nostro studio – spiega Vain – dimostra che quando il taglio del cordone ombelicale è ritardato di due minuti, tenere il bambino sul petto o sulla pancia della mamma non è una scelta peggiore rispetto alla pratica raccomandata di tenere il bambino al di sotto di questo livello”, anzi.
“A causa del potenziale aumento del legame tra madre e figlio, l’aumento dei successi nell’allattamento e l’aderenza alla procedura dovrebbe essere fortemente raccomandata far sì che la mamma stringa il neonato subito dopo la nascita”. L’introduzione della pratica di aspettare a tagliare il cordone è rara, perché tentare di tenere a livello del perineo un bambino appena uscito dal grembo materno, che piange vigorosamente e che si contorce per 2 minuti, è difficile e può essere rischioso. Tuttavia, si tratta di due minuti che possono essere fondamentali per la crescita di un bambino sano, forte e per scongiurare rischi di anemia nel corso della vita del bambino.
Melissa Bucossi