Oriente: la Danza della Felicità
La pratica di questa danza porta all’acquisizione di una maggiore consapevolezza corporea
Esistono numerosi benefici per il corpo e per la mente che vengono abitualmente associati all’esercizio di quest’antica arte, definita anche Danza Orientale, chiamata Raks Sharki in lingua originale e Belly Dance in inglese. La pratica di questa danza porta all’acquisizione di una maggiore consapevolezza corporea, stimola un senso di totale rinascita e riscoperta della femminilità, infonde sicurezza e aiuta a migliorare i rapporti interpersonali.
A livello fisico si verifica un miglioramento della circolazione sanguigna, del transito intestinale, dei dolori mestruali e di quelli della colonna vertebrale, sia a livello lombare che cervicale, mentre a livello psicologico i vantaggi ottenibili sono indicati in termini di rilascio delle tensioni, di acquisizione di una maggiore consapevolezza corporea, di un senso di rinascita e di riscoperta della femminilità.
Si tratta di risultati che conducono la danza orientale nell’ambito delle tecniche della fisiodanzaterapia, cioè un intervento che mira alla riabilitazione fisio-motoria attraverso specifiche tecniche di danza, con la prevenzione e addirittura al recupero di disturbi psicopatologici attraverso la danza individuale, di coppia o di gruppo, terapeutica ed affascinante per chi la compie grazie alla forte carica relazionale ricca di sensualità. E’ una sorpresa per molti scoprire che la danza orientale non nasce per essere uno spettacolo che allieta gli uomini, bensì come una danza delle donne per le donne.
Attraverso la musica e la danza, la femminilità trova un suo spazio che si concilia con la passione. Si trova un senso di libertà espressiva, un importante momento in cui le emozioni abitualmente trattenute vengono espresse grazie ad un processo di sublimazione che opera una sorta di trasformazione, come affermano numerosi psicologi, il far tintinnare i sonagli sul proprio corpo consente di conoscersi meglio, aumentando la propria consapevolezza fisica attraverso un’esperienza sensoriale che ricorda la passione infantile per gli oggetti sonori che guidano alla scoperta del mondo.
Ne conseguono emozioni positive come serenità, gioia, senso di fiducia nelle proprie abilità e intimità con se stessi, che dipingono di nuova luce persino i volti delle esordienti che decidono di sperimentare le prime lezioni di danza orientale. Forse sono proprio espressioni come queste che, catturate sui volti delle danzatrici orientali, hanno generato nuove denominazioni di questa disciplina nota anche come danza della felicità.
Oriental soul, la genesi
La Danza orientale è una tradizione antichissima, come tutte le danze tradizionali, affonda le sue radici nelle funzioni rituali-religiose come il rito mesopotamico legato alla figura della Grande Madre, durante le quali venivano pronunciate preghiere ed invocata la fertilità tanto della terra quanto delle donne. Queste danze rituali avevano luogo generalmente durante cerimonie comuni, per rivolgere preghiere a divinità e forze naturali e per impetrarne i favori. Anche l’atto sessuale e la capacità di procreare furono rappresentati con questa danza, con i movimenti del bacino che veniva fatto ruotare, oscillare e sussultare è una danza che si fonda sulla conoscenza di tutto il corpo e sull’attività di tutti i muscoli che lo muovono. Si basa su di una perfetta consapevolezza del legame tra mente e corpo unendo un profondo ed innato sentimento con la capacità di esprimere le sottigliezze della musica attraverso una grande tecnica.
Attraverso i secoli la Danza Orientale si evolve, allontanandosi dal rito propiziatorio originario, legato alle varie divinità quali Isis, Ishtar, Venere, cambiando la sua funzione da scopo socio-religioso a forma di intrattenimento intesa dapprima come momento di intimità tra donne, poi come divertimento per se e per gli altri.
Nei paesi arabi, ancora oggi, è di consuetudine chiedere la partecipazione delle danzatrici in occasione dei matrimoni affinché l’unione degli sposi venga benedetta da una numerosa prole! Il termine “danza del ventre” oggi universalmente conosciuta come Danza Orientale, fu coniato dai viaggiatori occidentali che si recavano in oriente nel XIX secolo. Le prime volte che videro le danzatrici orientali esibirsi essi furono talmente impressionati dai movimenti isolati dell’addome e del bacino che cominciarono a chiamarla “danza del ventre”. In Francia prese il nome di “dance du ventre”, in America di “belly dance”, in Grecia di “cifte telli” (che è anche il nome di un ritmo turco), in Turchia di “rakkase” ed in Egitto di “raqs sharqi”.
Tuttavia in Egitto, nella definizione di questa danza, si distingue tra “Raqs Baladi” e “Raqs Sharqi”. In essa trovano espressione al contempo la gioia di vivere, la malinconia ed il dolore. L’interesse occidentale verso questa insolita danza si venne a sviluppare intorno ai primi dell’800 grazie al grande interesse verso la riscoperta degli antichi splendori del Popolo dei Faraoni! Il primo grande locale di musica tradizionale egiziana, chiamato “Casino Opera”, fu realizzato al Cairo nel 1926 ad opera di Badia Masabni, la “madre” della danza orientale. Questa danzatrice, di origine libanese, elaborò per prima la sequenza coreografica nella danza che fino ad allora si basava sulla libera improvvisazione delle singole danzatrici, mentre risale al 1956 la nascita della prima Compagnia Folcloristica dell’Egitto, la leggendaria “Reda Troup” il cui fondatore è appunto Mahmoud Reda.
Danzatrici superbe quali Taheya Carioca, Samiya Gamal, Nadia Jamal e Nagwa Fuad seppero far uscire la danza del ventre dagli stereotipi imposti dall’occidente restituendo a questa antichissima espressione il suo valore e promuovendola come disciplina artistica attraverso la fondazione di accademie di ballo che la nobilitassero e la mettessero finalmente a livello di tutte le altre danze.
Dr. Francesco Gentile