Molti lettori potranno rimanere sorpresi dal titolo, ma un recente sondaggio di Bankitalia conferma proprio questo trend.
“Nei conti correnti 44 miliardi in più dell’anno scorso” (Il sole 24 ore,16 dicembre 2014).
Gli Italiani sono sempre di più un popolo di formiche, nonostante le retribuzioni,tra le più basse in Europa, e una tassazione sempre più incisiva sul “netto” in busta paga (Cuneo fiscale medio pari al 44,7% contro il 32,2% dei paesi Ocse).
Quanto al risparmio ( nella sua accezione di reddito non consumato), oggi si mette da parte principalmente per l’incertezza nel futuro e per il timore di imprevisti nel breve e medio termine, piuttosto che in progetti per un orizzonte temporale più ampio, con un’ottica di pianificazione degli esborsi futuri.
Dall’inizio della crisi gli italiani hanno accantonato 196 miliardi di euro, portando i depositi a quota 1.708,6 miliardi di euro: +12,95% in sette anni. Se da un lato aumentano le masse risparmiate è pur vero che il difficile contesto economico non aiuta nelle scelte di gestione del risparmio.
Questa è la definizione che un banchiere anglosassone ha dato agli italiani, in merito alla “passione” italica per il titolo di Stato di casa nostra.
Anche su questo fronte ,le notizie non sembrano essere incoraggianti.
Rispetto agli anni ‘70/’80 in cui i titoli di stato procedevano con rendimenti a doppia cifra ( cifr. tabella a lato).
Oggi il trend si è sensibilmente ridotto,fino ad arrivare a livelli inferiori al 2% (nell’ultima asta il Tesoro ha collocato Btp decennali con rendimenti di poco inferiori 1.9%); senza dimenticare che sono soggetti a costi di negoziazione,imposta di bollo sul dossier titoli e tassazione sui rendimenti , di fatto ”limando” i già scarsi margini di guadagno.
Forse sì: evitare il “ fai da te” e affidarsi a persone del settore di cui si conosce la correttezza e la professionalità.
Alla prossima!