Come è stato rinvenuto l’acido solfidrico? E la sostanza come si è sviluppata? Questi sono i grandi interrogativi rimasti ancora irrisolti che l’avvocato dell’azienda Mira di Viterbo Angelo di Silvio si pone da tempo.
Continuano quindi le indagini sulla morte dei due operai viterbesi, Fabio Lisei e Roberto Papini, che hanno perso la vita il 28 Luglio del 2014 presso l’azienda di trattamento dei rifiuti organici Kyklos di Aprilia.
La drammatica vicenda, dai risvolti importanti, è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da tempo infatti i residenti della località Le Ferriere denunciavano malesseri di origine respiratoria: l’aria circostante era diventata quasi irrespirabile, i forti odori costringevano gli abitanti a stare con le finestre chiuse nonostante le alte temperature e l’umidità, caratteristiche tipiche della nostra estate.
Al momento le condizioni di forte disagio riscontrate dagli abitanti della zona nei mesi precedenti al maledetto incidente ed in quelli successivi, sembrano essere diminuite.
Dopo l’autopsia su i due corpi, il caso Kyklos è passato nelle mani di Roberto Gagliano Candela, Professore di Tossicologia Forense presso l’Università di Bari. Il referto conferma la presenza della sostanza velenosa, ma lascia aperta ogni possibilità:
“Da pochi giorni è stata depositata la consulenza tecnica del tossicologo” – ci riferisce l’Avv. Angelo di Silvio -. “Inoltre proprio in questi giorni il Pubblico Ministero sarà chiamato in causa per prendere delle decisioni importanti, ad esempio sui capi di imputazione. Il referto dello specialista, che personalmente ho ritirato pochi giorni fa, conferma la causa del decesso dei due operai dovuta appunto ad una potente inalazione di acido solfidrico, però al di là di questo non dà alcuna spiegazione. Non sappiamo ancora come è stato rinvenuto; come l’acido solfidrico si possa essere sviluppato. Apre le porte a tutti gli scenari possibili. Il referto è una classica fotografia della realtà, a cui il PM può fare affidamento per formulare ipotesi e finalmente capire cosa è accaduto quel giorno.”
Melania Orazi