Negli ultimi anni le nozze arrivano dopo una prima convivenza. Calano i matrimoni i e si allunga l’età media
Negli ultimi tempi sentiamo spesso parlare di convivenze e unioni di fatto e sempre meno di matrimoni. Ma la nuova tendenza è che la prima possibilità non esclude la seconda anzi la precede.
Il matrimonio si sa è un’istituzione che sta perdendo progressivamente valore ma si veste di una valenza più meditata e maturata nel tempo e nell’esperienza. Sono infatti sempre di più le coppie che dopo anni di convivenza decidono di convolare a nozze facendo così una scelta più consapevole ed evitando il salto nel buio che spesso conduce ad un fallimento della vita matrimoniale e ad un inevitabile divorzio con tutto ciò che ne consegue: dall’affidamento dei figli alle questioni patrimoniali e legali.
Il matrimonio, inteso come unione di due persone finalizzata alla formazione di una famiglia, esiste sin dall’antichità, con forme e regole diverse che si sono evolute nel tempo
La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium che ha per radice mater (madre).
Nell’antica Roma, il matrimonio era un’istituzione fondata sul diritto naturale, definita come unione sessuale di un uomo e di una donna.
In una prima fase, presupponeva la sottomissione della donna all’autorità (manus) dell’uomo: questa forma di matrimonio, cum manu, riconosceva all’uomo, nei confronti della moglie, un potere analogo a quello esercitato sui figli e sugli schiavi.
Successivamente, al matrimonio cum manu subentrò il matrimonio sine manu, fondamentalmente libero e basato sul consenso degli sposi.
Dal fatto che il matrimonio non si basi più su unione fisica ma sul consenso, derivano alcune importanti conseguenze, tra cui la legittimazione del divorzio, sia consensuale sia su iniziativa di uno dei due coniugi
L’articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo afferma:
“Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all’atto del suo scioglimento. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”.
Ma a quanto pare è un diritto che non si ha più voglia di esercitare.
Il tema del matrimonio, che in qualche modo ha investito gran parte di questo numero, è quindi decisamente attuale, ma soprattutto è interessante in quanto riguarda gran parte della popolazione e soprattutto, perché la questione matrimonio non è per così dire statica ma piuttosto di anno in anno vede delle continue evoluzioni bensì va assumendo le forme di una vera e propria messa in discussione radicale del matrimonio come istituzione, fino a pensare, se non la sua eclissi, almeno la sua totale equiparazione alle forme di convivenza, le libere unioni.
Dai dati raccolti notiamo che è probabilmente questa la tendenza che si va profilando.
I matrimoni celebrati in Italia sono stati 230.613 nel 2009 e poco più di 217 mila nel 2010 (dati provvisori). Si tratta di 3,6 matrimoni ogni 1.000 abitanti.
In soli due anni si registrano quasi 30 mila matrimoni in meno: nel 2008 erano stati 246.613, pari a 4,1 ogni mille abitanti.
Dati dettagliati che riguarda il 2011 ci confermano che l’inclinazione è sempre la stessa: nozze in calo.
La tendenza alla riduzione delle nozze è in atto dal 1972, ma nel triennio 2009-2011 il calo è stato particolarmente accentuato. La diminuzione delle nozze ha interessato tutte le aree del Paese. Tra le grandi regioni, quelle in cui il calo è stato più marcato sono Lazio, Lombardia, Toscana. Piemonte e Campania.
Ma vediamo in particolare nelle nostre zone cosa succede.
Abbiamo rilevato i primi dati del 2011 rivolgendoci alle Diocesi di Albano e Latina confrontandoli con quelli acquisiti dagli uffici comunali.
La direzione è la stessa: nella diocesi di Albano, della quale fanno parte Aprilia, Anzio, Nettuno nell’anno appena terminato sono stati celebrati all’incirca 1000 matrimoni (700 interni e circa 300 appartenenti ad altre diocesi) circa 200 in meno rispetto al 2010, aumentano però i matrimoni misti in particolare tra ortodossi (di provenienza rumena) e cattolici.
L’età degli sposi aumenta minimo 28/29 anni ma si alza a 35/40 per coloro (sempre di più) che hanno già un’esperienza di convivenza precedente.
Questi dati ci sono confermati dal funzionario dell’anagrafe del comune di Aprilia il quale ci informa che nel 2011 sono stati celebrati 164 matrimoni (altri 123 di Apriliani fuori comune).
Di questi 164, 83 con rito civile e 81 con rito religioso, da notare che la preferenza del rito civile è una tendenza che da anni investe tutto il Bel Paese. Esiste da sempre la diatriba che ci pone davanti alla scelta rito civile o religioso ma oramai Il Comune sorpassa la Chiesa sulla via degli sposalizi.
I fidanzati dimostrano di preferire, alla tradizionale unione “davanti a Dio”, quella più “contemporanea” davanti al sindaco.
Per quanto riguarda la diocesi di Latina notiamo anche qui una certa diminuzione, infatti i matrimoni celebrati nel 2011 sono stati 862 contro quelli celebrati nel 2010 che ammontano a 967.
Spesso la scelta di rimandare o addirittura rinunciare alla celebrazione del proprio matrimonio è dettata anche da problemi economici, perché purtroppo spesso si dimentica che il matrimonio è il coronamento dell’amore che è certamente bello condividere con i propri amici e parenti, ma che lo si può fare anche senza indebitarsi o spendere cifre assurde. In questo senso ci aiutano anche le nuove tendenze per il banchetto nuziale o le possibilità che ci offrono i negozianti con le vasta scelta di prodotti, dall’abito nuziale alle bomboniere fino alle fedi dalle marche più prestigiose a quelle più accessibili ma comunque apprezzabilissime. Per sposarsi non occorre pende un “patrimonio” si possono organizzare delle nozze eleganti e coinvolgenti anche con cifre a pochi zeri!!!
Cristina Farina