Una pillola contro la malattia dello shopping
Arriva direttamente dagli Usa, una pillola generalmente utilizzata contro il morbo di Alzheimer, che potrebbe combattere la compulsione ossessiva a comprare.
Noi donne lo conosciamo molto bene e da sempre. Ci sentiamo tristi, stressate, inappagate colmiamo il vuoto con quel paio di scarpe che assolutamente non ci servono.
Lo shopping compulsivo, infatti, non è il breve e piacevole momento che si vive quando compriamo qualcosa. La dipendenza dallo shopping è un comportamento disadattivo usato per evitare la realtà sgradevole. Alcuni esperti ritengono che durante l’azione compulsiva il compratore adotta una specie di auto medicazione, cioè ottiene una variazione positiva nel proprio organismo.
Lo shopping compulsivo, è anche detto oniomania dal greco onios che vuol dire “da vendere”, cioè “mania di comprare ciò che è in vendita”; l’andare nei negozi e acquistare tutto porta ben presto ad un disastro economico. Ha inoltre un effetto limitato: tolta l’etichetta del prezzo dell’oggetto comprato scema la sensazione di benessere.
Il primo a parlare di questa dipendenza fu Krapelin nel 1915.
In passato poi, in preda a tale insana compulsione era necessario andare per negozi oggi grazie al web si può fare da casa, dall’ufficio e addirittura dal telefonino.
Ma qualche giorno fa l’Ansa ha divulgato l’arrivo di una pillola che potrebbe risolvere il problema.La novità arriva dagli Usa, dove gli psichiatri dell’Università del Minnesota hanno testato per otto settimane una sostanza chiamata memantina, normalmente prescritta per prevenire il deterioramento nei pazienti con Alzheimer moderato o grave, su persone di età compresa tra i 19 e i 59 anni a cui era stata diagnosticata la sindrome dello shopping compulsivo, scoprendo che le ore normalmente trascorse nei negozi (in media 38) e il numero degli acquisti diminuivano sensibilmente senza effetti collaterali.
Il motivo potrebbe essere che la memantina, che agisce sul glutammato chimico del cervello e fino adesso è stata utilizzata per la cura della demenza, potrebbe essere collegata anche alla sfera dell’ossessività e avere un ruolo nello sviluppo dei disturbi ossessivo-compulsivi.