Muoversi , camminare e compiere azioni poco complesse durante il sonno: un disturbo molto diffuso, cerchiamo di capirne qualcosa in più con la psicologa.
Il fenomeno del sonnambulismo ha da sempre suscitato un grande interesse ed è sempre stato avvolto da un alone di mistero e da una miriade di luoghi comuni, ma cos’è davvero il sonnambulismo? Lo chiediamo alla dottoressa Rossella Chiusolo:
Dottoressa, cos’è realmente il sonnambulismo?
Il sonnambulismo è una parasonnia cioè un disturbo associato al sonno che si verifica nella prima parte del sonno, durante il sonno non –Rem circa due ore dopo l’addormentamento, l’episodio ha una durata che va da 1 a 10 minuti. Il sonnambulismo si caratterizza per la presenza di comportamenti di diverso tipo che possono avere una finalità o meno come gesti ripetitivi, sedersi sul letto o attività più complesse come mangiare, ecc…Durante queste attività il soggetto rimane in uno stato di incoscienza per cui non è consapevole di ciò che sta facendo e al risveglio non ricorda nulla dell’episodio (amnesia retrograda). Questo accade perché sono attive solo alcune regioni del cervello quelle motorie appunto mentre continueranno a dormire quelle legate alla regione frontale e all’ippocampo.
Qual è la fascia di età maggiormente colpita?
La fascia di età maggiormente colpita è quella dell’infanzia e della pre-adolescenza quindi l’età che va dai 4 ai 12 anni, il disturbo tende poi a scomparire nell’adolescenza. Negli adulti è abbastanza raro riscontrare questo tipo di problematica.
Quali sono le cause?
Ci sono diverse cause alla base del sonnambulismo alcune legate a fattori di tipo psicologico altri a fattori fisici. Lo stress psicosociale potrebbe portare all’insorgere di questo tipo di disturbo come anche una cattiva igiene del sonno, la deprivazione di ore di sonno o l’uso di alcol e di particolari categorie di farmaci come neurolettici e antidepressivi ma anche disturbi della respirazione come la sindrome da apnee notturne sono associati al sonnambulismo. Le ultime ricerche si stanno orientando ad una predisposizione genetica del disturbo e quindi ad una componente ereditaria.
E i rischi che si corrono?
I rischi che si corrono sono quelli legati ad incidenti domestici ma basta prendere delle precauzioni come rimuovere oggetti pericolosi, evitare ostacoli nella stanza, mettere campanelli o blocchi alle finestre e alle porte. Oltre ai rischi domestici il rischio che potrebbe esserci è quello che nel bambino si crei un disagio a livello sociale e che quindi eviti di rimanere a dormire fuori casa e tutte quelle attività in cui potrebbe evidenziarsi il disturbo.
E’ vero che svegliare il sonnambulo è pericoloso?
Svegliare il sonnambulo non è pericoloso, non rischia un infarto come popolarmente si crede quello che succede è che se viene svegliato potrebbe trovarsi in una situazione di shock emotivo, disorientamento e confusione perché non è consapevole di dove si trova, di cosa sta facendo e potrebbe reagire in modo aggressivo. Svegliarlo potrebbe essere un fattore di rinforzo per questo disturbo che è invece nella maggior parte dei casi di natura transitoria.
Può indicarci qualche rimedio per combattere questo disturbo?
Il trattamento si differenzia in base al tipo di causa e alla frequenza degli episodi: se la causa è di tipo fisico ( ad esempio un disturbo respiratorio) e gli episodi sono più di 1 a settimana occorre rivolgersi ad un medico specialista e quindi in base alla valutazione del medico si deciderà se intraprendere un trattamento farmacologico e se fare esami più specifici come la polisonnografia (una macchina che studia il sonno) per evidenziare se ci sono problemi sottostanti.
Se invece gli episodi hanno una frequenza inferiore ad 1 a settimana e non sono stati riscontrati disturbi di tipo fisico si possono adottare dei semplici rimedi:
• mantenere una regolarità nel ritmo sonno-veglia quindi andare a dormire sempre alla stessa ora e svegliarsi sempre alla stessa ora evitando la deprivazione di sonno;
• adottare tecniche di rilassamento prima dell’addormentamento;
• praticare dei risvegli programmati ( svegliare il bambino circa 15 minuti prima dell’orario previsto dell’evento poiché gli episodi si verificano pressocchè sempre alla stessa ora e sempre dopo circa 2 ore dall’addormentamento);
• affrontare con tranquillità l’episodio essendo consapevoli che si tratta di un disturbo benigno legato all’età e che quindi con l’adolescenza tenderà a scomparire da solo;
• effettuare dei colloqui psicologici per evidenziare eventuali motivi di stress.