APL: ‘Aprilia nell’area metropolitana di Roma? No, grazie!’

Il movimento “Aprilia in Prima Linea” si esprime in merito alla ventilata proposta dell’ingresso nell’area metropolitana di Roma

Il movimento politico “Aprilia in Prima Linea” non ci sta: con una nota, il gruppo esprime un forte dissenso in merito all’idea di includere Aprilia nell’area metropolitana di Roma Capitale.

“Spaventa la facilità con cui quest’Amministrazione ogni volta che ne ha la possibilità, non perde occasione per “tirare la volata”, al progetto di includere Aprilia nell’Area Metropolitana di Roma. […]Ad Aprilia, si ripropone ciclicamente il tormentone di quanto sarebbe bello essere a tutti gli effetti una periferia della Capitale in modo ufficiale e non solo di fatto. Sarebbe opportuno spiegare che oltre alle fregature nemmeno tanto nascoste, questo progetto, cela l’ormai palese volontà della giunta Terra di entrare nell’area d’influenza del Pd romano, in assoluta prosecuzione delle politiche serviliste e remissive degli ultimi anni contrarie ai veri interessi dei cittadini apriliani. […] La Capitale, gestita in maniera pessima, ha dimostrato che non ha intenzione di risolvere i problemi ma semplicemente di spostarli verso la periferia, siano essi, rifiuti, immigrati, centrali inquinanti o insediamenti Rom. Ci farebbe molto piacere sapere quali sono le affinità culturali di cui parla il Sindaco, a riguardo di questa scelta, ogni volta che ne ha l’opportunità. Va bene che, forse, il suo concetto di “cultura” è un pochino sui generis ma a nostro avviso, oltre i legami con i palazzinari e i faccendieri romani che hanno fortemente impattato sullo stato del nostro territorio e di cui facciamo volentieri a meno, non troviamo altri sani collegamenti con Roma. Non siamo certamente noi a dirlo ma la Storia, Aprilia è terra di Bonifica ed è indissolubilmente legata a Latina. E’ comunque vero che anche con il capoluogo pontino c’è da ridiscutere il ruolo della nostra città ma, di certo, non saranno le carriere politiche promesse o “idee deboli” fatte di servile accondiscendenza, a cancellare ottant’anni di storia, cultura e di lavoro”.

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