Aprilia – In questo nuovo articolo intendo continuare il processo di informazione sui cambiamenti in atto nel sistema bancario italiano.
Dopo aver parlato dell’impatto che l’Unione Bancaria Europea ed il sistema del Bail-in avrà su tutti noi, ora parliamo del Fondo Iterbancario di Turela dei Depositi (FITd).
Nonostante queste notizie possano creare crisi di panico, uno dei motivi per non farsi contagiare è conoscere l’esistenza di questo Fondo Interbancario che dovrebbe, nel corso dell’articolo vedremo in che modo, garantire parte dei nostri sudati risparmi.
Il FITD è un consorzio istituito nel 1987 dalla Banca d’Italia, al quale tutte le banche italiane e le banche extracomunitarie che svolgono attività in Italia (a meno che non partecipino ad un fondo simile nel loro paese di origine), sono obbligate ad aderire. Per le banche comunitarie non ci sono obblighi e l’adesione è volontaria.
Bancoposta, appartenente al gruppo Poste Italiane S.p.A., non fa parte delle banche consorziate nel fondo pertanto i suoi clienti non sono in alcun modo garantiti da un’eventuale fallimento.
Il FITD attualmente garantisce una copertura massima fino a 100.000 euro per depositante e per istituto di credito, quindi nel caso di più conti intestati nella stessa banca la cifra massima di copertura è sempre di 100.000 euro.
È interessante notare che per legge, fino all’entrata in vigore dell’Unione Bancaria Europea e del Bail-in, gli istituti di credito non potevano fallire. Pertanto, fin dalla sua istituzione nel 1987 questo fondo è semplicemente stata una promessa della nostra politica, i soldi all’interno del fondo non sono mai stati versati.
In caso di fallimento di una banca, interviene il fondo che chiede “ex post” alle banche aderenti le somme per risarcire gli investitori.
Questo significa che, invece, di pagare secondo il proprio profilo di rischio ed in base ad un sistema meritocratico, chi “fallisce” non paga nulla ed il fallimento viene assorbito dai concorrenti più virtuosi.
Sarà interessante capire se con il Bail-in verranno istituite alcune modifiche nei processi di intervento del FITD, a mio modesto parere le procedure attuali “fanno a cazzotti” con le normative europee che richiedono meno banche ma più forti e grandi di quelle attuali.
Il mio consiglio continua ad essere quello di scegliere la propria banca secondo criteri di solidità, redditività e qualità degli impieghi.