“La grandezza di una nazione e il suo progresso morale
si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”
M. K. “Mahatma” Gandhi (1869-1948)
La pet-theraphy è una terapia basata sull’interazione uomo- animale, non è una terapia a sé stante, ma una co-terapia che affianca una terapia tradizionale in corso con lo scopo di facilitare l’approccio medico e terapeutico delle varie figure mediche e riabilitative, soprattutto nei casi in cui il paziente non dimostra collaborazione spontanea. La presenza di un animale permette in molti casi di consolidare un rapporto emotivo con il paziente e, tramite questo rapporto, stabilire sia un canale di comunicazione paziente-animale-medico, sia stimolare la partecipazione attiva del paziente.
Le teorie sui benefici della compagnia di animali, sono state enunciate per la prima volta intorno al 1960 dallo psichiatra infantile Boris Levinson, il quale constatò che prendersi cura di un animale può calmare l’ansia, può trasmettere calore affettivo, aiutare a superare lo stress e la depressione.
Nel 1981 venne fondata negli Stati Uniti la Delta Society, per studiare gli effetti terapeutici legati alla compagnia degli animali, ma la pet- theraphy solo recentemente ha ottenuto il giusto riconoscimento, trovando ampia applicazione in svariati settori socio-assistenziali, tra i quali: case di riposo, ospedali, comunità di recupero.
Tra gli animali coinvolti nella terapia troviamo cani, cavalli, gatti ma anche asini e conigli. Per standardizzare i protocolli e stabilire norme a tutela di animali e operatori sono state definite le Linee Guida nazionali sugli interventi assistiti con gli animali (Iaa), presentate ad Expo 2015 in occasione del convegno organizzato da Rete Italiana IAA in collaborazione con il Ministero della Salute, Coldiretti e Codacons.
Nelle linee guida si definiscono le caratteristiche delle strutture dove la pet- therapy può essere praticata, oltre ai requisiti sanitari e comportamentali degli animali, che devono essere sottoposti ad uno specifico percorso di addestramento che non deve ovviamente prevedere alcun metodo coercitivo, tutelando sempre il benessere degli animali stessi anche ”attraverso il rilievo di indicatori dello stress”. Vengono poi indicati nel dettaglio i percorsi formativi per gli operatori, come veterinari e sanitari in equipe multidisciplinari: la formazione è erogata dal Centro di referenza nazionale per gli Iaa, dall’ Istituto superiore di sanità (Iss) e dagli Enti accreditati. ”Con l’approvazione da parte della Conferenza Stato Regioni, lo scorso marzo, delle Linee Guida sugli interventi assistiti con gli animali – afferma il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo – l’Italia pone una pietra miliare e si contraddistingue quale primo Paese al mondo ad avere stabilito una norma di riferimento nel contesto della mediazione uomo-animale. Gli animali domestici – rileva – possono svolgere un importante ruolo di mediatori nei processi terapeutico-riabilitativi ed educativi e il loro coinvolgimento, in ambito terapeutico, avrà sempre una maggiore diffusione uscendo dall’empirismo iniziale e seguendo sempre più un approccio scientifico’‘. Infatti, ”nonostante in Italia sia ancora esiguo il numero di pubblicazioni scientifiche sull’efficacia terapeutica degli interventi con gli animali, i risultati di vari progetti condotti con il Centro di referenza e con l’Iss ed i successi ottenuti in Centri di eccellenza, come l’Ospedale Meyer di Firenze e l’Ospedale Niguarda di Milano – conclude De Filippo – sono estremamente incoraggianti”.
Alessia Locicero