Virus e fitoplancton insieme per contrastare il riscaldamento globale.
Un nuovo studio, frutto di una collaborazione tra l’Isac-Cnr, l’Università Politecnica delle Marche e l’Università di Galway, ha scoperto una connessione tra il clima e il ciclo vitale del fitoplancton marino.
Il fitoplancton, durante il periodo estivo, produce delle meravigliose fioriture algali visibili anche dallo spazio. “Queste esplosioni di vita– spiega Facchini, spiega la ricercatrice dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr)- possono durare da giorni a settimane, ma poi terminano bruscamente, sia per la mancanza di nutrienti, sia ad opera dei virus marini che infettano e uccidono il fitoplancton“.
“La morte repentina– prosegue la ricercatrice- del plancton produce massicce quantità di sostanza organica che rimane sulla superficie oceanica e viene trasferita in atmosfera dall’aerosol marino, cioè la miscela di aria, acqua e particelle solide in sospensione che viene a crearsi a causa del moto ondoso. Quest’impalpabile nebbiolina, che il vento solleva dalla spuma marina, è quindi ricca di materia organica e contribuisce al bilancio radiativo terrestre, poiché va a formare foschie e nubi che bloccano la radiazione solare, provocando un effetto raffreddante sul clima del pianeta“. Durante questo processo, i virus svolgono un ruolo fondamentale. “Uccidendo il fitoplancton-spiega il ricrcatore Roberto Danovaro- i virus rilasciano nano e micro particelle organiche nell’atmosfera in quantità molto maggiore di quella che sarebbe prodotta dalla morte naturale del plancton, che in tal caso si depositerebbe sul fondale marino“.
Il progetto di ricerca iniziato da questo team internazionale oltre dieci anni fa apre nuovi scenari per comprendere i fattori responsabili delle formazioni delle nubi e del cambiamento del clima.