Una centrale a biomassa è un impianto che utilizza l’energia rinnovabile ricavabile appunto dalle biomasse. I materiali utilizzabili possono essere diversi: reflui degli allevamenti e sterco, oli vegetali, rifiuti urbani, legname, scarti dell’industria agroalimentare, e così via. Detta in questo modo, le suddette possono apparire fondamentali per la raccolta di scarti e la consequenziale produzione di energia. Nel territorio di Aprilia – e si presuppone che tale logica sia seguita nel resto d’Italia – la presenza delle centrali a biomassa sarebbe un investimento da parte di privati imprenditori, che vedono nel guadagno il loro obiettivo. Infatti, successivamente alla costruzione della stessa, è raro trovare al cospetto l’imprenditore che gestisce la centrale e le sue funzionalità. Tuttavia se la biomassa venisse realizzata con l’obiettivo di facilitare e sostenere la produzione di energia in un contesto specificatamente agricolo o agroalimentare e gestita dal fattore stesso o da un imprenditore agricolo, molto probabilmente si noterebbero i benefici. Nessuna novità invece per la bio-metano che dovrebbe sorgere in via del Campo.
L’idea di caldeggiare la realizzazione delle biomasse circondando una realtà come potrebbe essere quella di Aprilia anche al di fuori dei suoi confini, è forse dovuta al fatto di usufruire di zone agricole non coltivate e quindi da sfruttare in tal senso. Ma tale condizione è il comun denominatore tutto italiano. Di seguito le osservazioni dell’Assessore all’Ambiente del Comune di Aprilia, Alessandra Lombardi, la quale poche settimane fa era a colloquio con il suo omologo del Comune di Pomezia:
“Nei confini di Aprilia stanno per nascere altre due biomasse, una a Pomezia che si occupa di scarti animali e l’altra invece nel territorio di Ardea. E’ cosa nota che dove vi è un terreno agricolo incolto e quindi da sfruttare sorgono biomasse, e questa condizione si registra anche al Nord, dove sono state intraprese diverse battaglie e proposti regolamenti. Questo è un problema che si ripercuote nel resto d’Italia, non solo ad Aprilia. Da quando abbiamo promulgato un regolamento, richieste di questo genere non sono più arrivate ed è uno dei pochissimi che non sia stato impugnato. E forse essere arrivati in ritardo ha avuto i suoi aspetti positivi. La società che gestirà la biomassa di Pomezia (prima nel suo genere in questo territorio) è la stessa di quella di via delle Valli ad Aprilia, la Cogea, e probabilmente – visto la richiesta di autorizzazione integrata – lavorerà al di sopra in un megawatt. Si occuperà della putrefazione di metano per creare energia: i materiali in entrata sarebbero gli scarti animali. Talune centrali creano dei problemi: infatti sono state diverse le segnalazioni relative a quella presente in via delle Valli a cui ha fatto seguito un’ordinanza. Trattando carcasse di animali, l’odore a volte è pesante.”
Sebbene le due biomasse sorgeranno nel territorio di Pomezia, Aprilia trovandosi nel mezzo, si ritroverebbe comunque circondata. Ma la biomassa è davvero la soluzione al problema? “Se gli impianti a biomassa fossero gestiti al meglio – ci spiega l’Assessore all’Ambiente, Alessandra Lombardi – forse sarebbero veramente una soluzione. Nel nostro regolamento infatti abbiamo volutamente lasciato uno spiraglio a quelle biomasse (già esistenti) che si occupano di raccogliere deiezioni animali o sfalci, perché il vero obiettivo, più volte ribadito anche dall’Unione Europea, è proprio quello poc’anzi citato: laddove vi è un bosco, un grande allevamento o un territorio agricolo esteso, avere un impianto a biomasse risolve il problema di come smaltire questi rifiuti, fornendo energia alla fattoria, alle serre e tutto ciò che le circonda. Purtroppo le leggi in Italia vengono puntualmente stravolte a favore delle banche; nel nostro territorio dietro ad una biomassa non vi è un imprenditore agricolo ma affaristi. Probabilmente se la biomassa si trovasse all’interno di una fattoria e magari gestita da un fattore, la realizzazione della stessa si rivelerebbe davvero importante. La realtà però è un’altra: ogni biomassa nel nostro territorio è gestita da un imprenditore non presente in loco.”
“Partiremo con la raccolta differenziata al centro secondo due grandi step: prima di Natale (ma la campagna informativa inizierà a Novembre) nel quartiere di Toscanini, una zona che vogliamo monitorare bene, perché se fatta ad hoc possiamo ottenere molte soddisfazioni, al contrario potremmo andare incontro ad una serie di problemi. E’ una bella sfida. Toscanini è uno dei quartieri più popolati, si stimano circa 15 mila residenti con una tipologia nettamente diversa dai quartiere e abitazioni trattati finora: è una zona dove ci sono tantissimi mega condomini. Ne faremo tanti di incontri con il quartiere; nei giorni a seguire stenderemo un calendario. Mentre per il centro città occorre attendere i primi mesi del 2016: questo ritardo è dovuto ad un problema economico a cui non potevamo sottrarci. La Regione Lazio, riconoscendo un aumento del conferimento alla Rida Ambiente, di conseguenza abbiamo dovuto tamponare questa situazione abbastanza pesante, ma con il nuovo bilancio sarà possibile acquistare i materiali che ci occorrono. Probabilmente diffondere la cultura della differenziata nel centro abitato potrebbe essere più facile poiché il quartiere stesso è più controllato e controllabile.”
Melania Orazi