Intorno ai due anni, il bambino entra in una fase per cui rifiuta a tutti i costi quel che gli viene detto dagli adulti. Dietro c’è solo la voglia di affermare la sua identità e indipendenza.
È conosciuta come la fase dei “terribili due anni”. In realtà, non è nulla di così spaventoso e non è altro che uno stadio più che normale per i bambini intorno ai due anni: testardi, cocciuti e disobbedienti, sembrano mettere a repentaglio la calma del genitore più paziente.
Tuttavia, la maggior parte dei bimbi passa il periodo del “no” a tutti i costi, è un transito obbligato sulla via dell’indipendenza. Alcuni più cocciuti di altri sono quelli che hanno un comportamento più difficile: sembrano appartengono a questa categoria quei piccini che, nei primi mesi di vita, hanno sofferto di coliche o hanno presentato pianto ricorrente e tensione a ogni situazione nuova. Talvolta i genitori non sanno come comportarsi nei confronti del bambino che passa attraverso i “terribili due anni” e, di conseguenza, alcuni hanno atteggiamenti troppo rigidi, altri ripongono eccessive attese nei confronti del comportamento del bambino. Fortunatamente i piccoli, dopo questa fase, entrano in un periodo di maggiore disponibilità al dialogo.
Allora, che cosa fare?
In primis, bisogna entrare nell’ottica che spesso il bambino si diverte e gioca nel rifiutarsi di fare qualsiasi cosa proposta. E, dato che questo comportamento durerà circa un anno, è importante che i genitori sappiano gestire questa fase per non uscirne eccessivamente frustrati. Inoltre, si deve sottolineare che nel suo “no” non c’è mancanza di rispetto nei confronti dell’adulto, ma soltanto voglia di marcare la sua identità e indipendenza.
Sono bandite, dunque, le punizioni – che andrebbero applicate di fronte a un comportamento errato e non a causa di una parola. Largo, invece, alle opzioni per stimolare nel piccolo cocciuto il suo senso di libertà e decisione. Del resto, ci sono alcune regole che non ammettono deroghe: vanno, dunque, sì formulate in modo tale da non concedere alternative, ma anche evitando imperativi eccessivamente rigidi.
Ecco perché bisogna evitare di insistere su principi non fondamentali. Il bambino odia sentirsi costantemente controllato e i genitori devono sforzarsi per far prevalere, nell’arco della giornata, i messaggi positivi su quelli negativi. Infine, l’adulto deve essere disponibile, tentando il più possibile di rispondere con modi interlocutori alle richieste del bimbo. Qualora la risposta sia affermativa, sarebbe opportuno che il suo desiderio venga realizzato subito in modo da renderlo felice e non attendendo i suoi capricci – il messaggio che traspare agli occhi del bambino è errato. Qualora, invece, la risposta sia negativa è fondamentale fornirgli anche una motivazione, ovviamente legata al suo grado di comprensione.
Stefania Saralli