Perché alcuni sono in sintonia col Natale e si lasciano trascinare dal suo spirito e altri, invece, hanno la ”sindrome di Scrooge”, il protagonista del famosissimo racconto di Charles Dickens ”Canto di Natale” che tanto detestava questa festa, vivendola con indifferenza e ostilità?
Secondo un lavoro pubblicato sul British Medical Journal, la risposta si nasconderebbe in un meccanismo del cervello, poiché scienziati danesi hanno localizzato lo spirito del Natale in diverse aree neurali.
Secondo quanto riferito da Bryan Haddock dell’Università di Copenaghen, queste aree si attivano in maniera più intensa di fronte a immagini legate al Natale, ma solo nel cervello di persone che amano festeggiarlo e ne vivono lo spirito. Per il cervello dei tanti Scrooge, invece, il Natale resta una ”sciocchezza” e l’attivazione di quelle regioni neurali è molto meno intensa.
Tutti conoscono il personaggio Dickensiano di Scrooge (ne Il canto di Natale) e il suo odio verso il Natale; si è coniato addirittura il termine “sindrome di bah humbug” che significa proprio – Eh via! sciocchezze!, la risposta arcigna di Scrooge agli auguri di Natale del nipote.
I ricercatori hanno voluto vedere se vi fosse una differenza nel cervello di persone che amano il Natale e di chi invece non ne segue la tradizione e per questo hanno coinvolto 20 individui, dieci amanti della tradizione natalizia e dieci no, sottoponendoli ad una risonanza magnetica mentre mostravano loro richiami natalizi. L’attivazione del cervello degli amanti del Natale e degli Scrooge è risultata molto diversa. Difatti, nei primi si attivano molto intensamente aree neurali non a caso già collegate in precedenti ricerche alla predisposizione alla spiritualità, alla tendenza all’autotrascendenza (a vedere oltre se stessi, vedersi parte di un tutto) e all’empatia. Non è ben chiaro ancora però, se questa predisposizione alle festività sia innata o se sia, in alcuni casi, legata a traumi o eventi spiacevoli che nel tempo possano aver generato questa ostilità
Alessia Locicero