Shatush, il funerale delle meches

La tendenza innovativa nel settore Hair Style

CAPELLI SCHIARITI CON EFFETTO NATURALE MA C’E’ANCHE CHI OSA CON COLORI CONTRASTANTI

Tra tutte le donne, di qualsiasi età ed estrazione sociale, sta incredibilmente spopolando, mettendo da parte le meches, che tanto hanno fatto dannare il genere femminile a causa dell’incubo ricrescita: è lo Shatush la moda dei capelli del momento.
Il più diffuso è quello che dona un effetto naturale di capelli schiariti dal sole estivo ma in maniera più uniforme, e poi c’è la versione per chi osa di più e ha un look più aggressivo e, dunque, sceglie di tingersi i capelli sostanzialmente di due colori.
I capelli vengono divisi in varie sezioni, con le quali si fanno delle mini code di cavallo. Dopodiché bisogna cotonare le punte e fare una decolorazione casuale – il prodotto decolorante viene applicato per un tempo non superiore a 10 minuti in genere ma dipende dall’effetto che si vuole ottenere. Ci sono anche tecniche che lavorano i capelli a mano libera senza cotonare. Lo shatush è diventata la moda più seguita sia a New York sia nelle città più fashion d’Europa ma l’invenzione è di un italiano: il parrucchiere Aldo Coppola.

Vi dicevamo che esistono due tipi di shatush, quello dall’effetto naturale, e quello più aggressivo. In questo secondo caso il distacco tra i due colori, quello della parte superiore della chioma e quello delle punte, è netto e deciso. Alcune, per esempio, utilizzano un colore scuro per la parte superiore e il biondo per le punte, imitando in maniera davvero spinta l’effetto della ricrescita.
In tutti casi, anche se non crea la stessa dipendenza delle vecchie meches ha comunque bisogno di essere curato e ritoccato ogni tanto, specie se i colori che scegliete per “bi-colorarvi” la testa non sono proprio quelli naturali (castano, bruno, biondo, moro). Oltretutto i tempi per ottenerlo sono più lunghi.
Per tutto il mese di aprile, la parrucchiera Creations di Via Lazio ad Aprilia farà un’offerta per lo shatush a tutte le clienti che lo vogliono sperimentare.

Articolo di Silvia Petrianni

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