È prevista per oggi pomeriggio, a partire dalle 17:30 in Sala Manzù, la presentazione del libro “Non ci sono innocenti“, romanzo redatto da Anna e Silvia Valerio, presenti all’evento cuato da Emanuele Campilongo.
“Non ci sono innocenti” non è un romanzo qualsiasi. Da esso gronda passione, volontà, sangue e polvere da sparo. La sua lettura è quasi un obbligo per l’uomo “in ordine” oppure, per chi vuole calarsi senza nostalgie ed ipocrisie in un mondo ormai lontano, e scontrarsi con la visione falsa e patinata degli anni ’60 e dell’italietta del boom economico. Anna e Silvia Valerio hanno unito elementi forti e vitali come fossero delle abili alchimiste, rendendo tale opera assolutamente sconsigliata agli “impauriti cronici, ai custodi della sacra verità, ai diffidenti per natura e agli stolti”. La storia di Giulio (l’Autocrate) e dei suoi sodali, è pervasa da una forza vitale ormai estranea al mondo di plastica che viviamo dominato da marchettari della penna, di gente pronta solo a capire da quale parte genuflettersi.
“Non ci sono innocenti” brucia le viscere, ridesta le anime e svolge una funzione certamente pericolosa per lo status quo in quanto rischia di raddrizzare di un sol colpo le schiene ingobbite, le volontà sopite dal compromesso, le vite non vissute per mancanza di libertà. La storia ruota attorno ad un avvocato che passa con disinvoltura dalla filosofia e dagli “autori maledetti” al tritolo, agli amori disperati e disperanti, tutto sullo sfondo di un periodo storico dove si affermò il cancro dell’american way of life e del presunto “moderno”.
Alle spalle ancora le macerie soprattutto morali, della guerra civile e degli odi politici e innanzi la seconda fase della guerra fratricida che divamperà nelle piazze. La storia ha un lasso temporale breve, con un paio di balzi nel passato che servono da necessario puntello alla narrazione delle Autrici che, con la loro penna delicata e dura allo stesso tempo, non fa sconti a nessuno. Infatti, non è certo un’opera apologetica o che offre giustificazioni, ma nemmeno le chiede. Dalle pagine emerge con chiarezza che è vero che “non ci sono innocenti”, rispetto al degrado umano e politico dei nostri tempi ma qualcuno è inevitabilmente meno innocente di altri. Inutile dire che uno dei termini più inflazionati del momento sia “terrorismo” ma esso, nella modernità dei nostri tempi, è divenuto un connotato fondamentale dell’agire degli Stati.
“Forse che gli eventi dell’11 settembre fino alla creazione dell’Isis, non siano opera dell’azione terroristica degli Stati? Forse che la continua strage di innocenti nelle guerre fatte per esportare la democrazia altro non dimostra che per ogni Stato “non ci sono innocenti?”. Cosa deve succedere ancora per rendere comprensibile con assoluta chiarezza che con il seminare Terrore, gli Stati premano l’acceleratore per un cambio di paradigma quando si palesano realtà ostili ai loro interessi? In Italia e nel mondo si sono scontrati due Ordini, chi ha vinto chiama terrorista il perdente o meglio per citare Stirner “lo Stato chiama legge la propria violenza e crimine quella dell’individuo”.