Dott.ssa Daniela Saurini
Le fiabe hanno plasmato i nostri sogni e il nostro immaginario sin dalla più tenera età, ossia da quando, ancora incapaci di leggere, qualcuno, al nostro posto era solito narrare di principi e sfortunate principesse che incontrandosi e salvandosi davano origine al quel “..e vissero felici e contenti” che tutti conosciamo. Le fiabe avevano quella strana proprietà di regalare una speranza e un sogno arrivando a toccare direttamente le corde più profonde del nostro animo, comunicando direttamente con il nostro inconscio, stimolando, positivamente, la nostra fantasia. Ed oggi, ancora quelle fiabe, restano il canale comunicativo preferenziale con il bambino: possono insegnare, emozionare, rasserenare e “guarire”. La fiaba, oltre ad intrattenere il bambino, gli permette di conoscersi ed aiuta lo sviluppo personale dello stesso.
Lo stesso Bruno Bettheleim nel suo libro “Il mondo incantato” rende presente che non è neppure sufficiente un solo libro a rendere giustizia alla quantità e varietà di contributi che le storie offrono al mondo del bambino. Una fiaba può entrare in contatto diretto con l’immaginario del bambino nutrendolo e stimolandolo e nello stesso tempo, utilizzando un linguaggio in sintonia con quello infantile, permette di trattare quelle angosce, frustrazioni, ansie e problemi di varia natura a cui, diversamente, non si riuscirebbe ad arrivare. Questo processo permette al bambino di conoscere e consapevolizzare il disagio attraverso una più profonda interazione con la propria immaginazione e con il proprio vissuto emotivo e affettivo. Ancor di più permette al bambino di sentire quanto non può permettersi o non vuole lasciando emergere una realtà su cui si può intervenire. L’uso di un linguaggio simbolico è infatti un efficace espediente nel lavoro con il bambino essendo un tipo tipo di comunicazione che riesce a interiorizzare con facilità. Attraverso l’identificazione con i personaggi della fiaba che in quel particolare momento di vita il bambino sente appartenergli, è poi possibile trovare un significato e un altro pezzo della propria identità che sfugge perché nascosto. Ed il potenziale sta nel fatto che una fiaba aiuta a “guarire” perché non solo aiuta il bambino a non sentirsi solo, ma gli permette di comprendere che per quanto difficile sia, una soluzione, c’è. Così, come scriveva Gilbert Keith Chesterton <<Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. >>