La raccolta differenziata porta a porta ha superato il 70%.
Contando che la soglia di legge è il 65% si può dire che è stato un successo.
Abbiamo chiesto all’Assessore all’Ambiente Alessandra Lombardi a chi vada ascritto il merito di questo progetto.
Ma anche quali siano le proposte per il futuro di Aprilia.
Ecco le sue risposte.
Il nostro obiettivo era raggiungere il 65% previsto dalla legge, ma io sono ottimista di natura e contavo di poter superare questa soglia.
Non posso però dire che sia una vittoria solo mia o dell’Amministrazione.
Mi sono spesa tantissimo in prima persona, ma questa è una vittoria della città.
Il dato indica che i cittadini hanno accolto bene il progetto e che l’azienda pubblica dedicata a questo servizio è efficiente.
Questi risultati non arrivano grazie ad una sola persona.
Ora dobbiamo lavorare per alzare ulteriormente la percentuale.
Contrastando l’abbandono indiscriminato, che rientra nel calcolo del 71,18%, il margine di miglioramento è ampio.
E poi la vera sfida, quella che ci chiede l’Europa, è quella di ridurre la produzione di rifiuti.
Già abbiamo fatto dei passi avanti sotto questo aspetto, ma possiamo fare meglio.
Non c’è una sola strada.
L’aumento della videosorveglianza ha dato dei risultati.
La collaborazione con l’ufficio tributi per l’individuazione dei non registrati ne sta dando anche di più.
Al momento del ritiro del kit vengono richiesti dei dati e qualcuno, per evitare di pagare la Tari, cerca di sfuggire a questo censimento.
Sono già partite anche delle notifiche di sanzione per chi non ha ritirato il kit.
I controlli incrociati stanno fornendo dati su cui stiamo lavorando per evitare che ci siano evasori o persone non censite.
Gli evasori totali, invece, si possono rintracciare solo tramite le segnalazioni dei cittadini.
Ovviamente sarà tutelata la privacy del segnalatore.
Ma fare in modo che tutti abbiano una posizione regolare è interesse collettivo.
Pagare una tassa più alta perché qualcuno la vuole evadere non conviene a nessuno.
Di motivi ce ne sono tanti.
La percentuale di differenziata che si raggiunge con le isole ecologiche è più bassa rispetto a quella del porta a porta.
Avendo un obiettivo di legge da raggiungere dovevamo scegliere il metodo più adeguato.
Non esistono città con solo isole ecologiche.
Alcuni sono stati costretti a metterle in punti particolarmente critici, ma ottimizzano le loro percentuali di raccolta differenziata con il servizio porta a porta attivo sul resto del territorio.
Le isole ecologiche, poi, hanno costi di installazione e manutenzione decisamente più alti rispetto al kit basato sul sistema dei mastelli.
I problemi di funzionamento delle isole ecologiche sono frequenti, il rischio di abbandono del sacchetto a terra e l’accumulo degli stessi perché il portello non si apre è alto.
Con il sistema porta a porta c’è più responsabilità da parte dei cittadini, che hanno tutto l’interesse a tenere al meglio la propria situazione domestica nell’ambito della raccolta differenziata.
Per quanto riguarda lo stoccaggio dei duemila cassonetti presso l’ex autoparco, va sottolineato come non potessero essere portati subito in discarica tutti e duemila.
C’è stata una gara per capire dove fosse più conveniente smaltirli.
Nell’attesa sono stati posizionati in un’area logistica a disposizione del Comune.
E poi la polemica è arrivata a sole due settimane dalla rimozione dell’ultimo cassonetto.
Lo smaltimento è iniziato due settimane dopo, ma non perché ce li fossimo dimenticati.
Ma perché erano arrivate le offerte, erano state valutate e c’era stata l’aggiudicazione.
Da quel momento è iniziato lo smaltimento dei cassonetti tradizionali stoccati e, torno a ripetere, non abbandonati presso l’ex autoparco.
Per quanto riguarda la segnalazione a Frassineto è vero, il cassonetto tradizionale c’è.
Ma non è quella l’unica zona della città.
Abbiamo dovuto fare una scelta: o rischiavamo un problema igienico sanitario o rallentavamo l’introduzione della raccolta differenziata per determinati casi.
Le comunità straniere necessitano di tempo per adeguarsi a questo tipo di soluzione.
In altre zone abbiamo percorso la stessa strada ed ora abbiamo tolto i vecchi cassonetti perché si è compresa la nuova formula.
Ci sono anche delle difficoltà di comunicazione, anche questo non va dimenticato.
Il caso è scoppiato perché il loro cassonetto dell’indifferenziato è stato portato in strada nel giorno sbagliato, così come accaduto ad una azienda di Viale Europa.
Per determinate esigenze abbiamo deciso di lasciare i cassonetti tradizionali a servizio degli scarti indifferenziati.
Due errori nella calendarizzazione hanno creato dei casi che, in realtà, non ci sono.
In zona Toscanini ho fatto ben otto incontri in vista dell’introduzione della differenziata.
Ad Ardea, che conta 45.000 abitanti, ne sono stati fatti due per tutta la città.
La nostra buona volontà di spiegare il progetto non credo possa essere messa in dubbio.
In più, dopo quegli incontri, ho ricevuto anche delle chiamate dai singoli condomini per comprendere alcune situazioni.
In Via Parigi ci sono problemi di arresti domiciliari, occupazioni e situazioni di cui anche le forze dell’ordine trovano difficoltà di soluzione.
Abbiamo allora deciso di salvaguardare lo stato igienico sanitario della zona, per questo il lunedì la Progetto Ambiente raccoglie tutto ciò che viene lasciato.
Durante la settimana ciò che si trova di differenziato, e che rientra nella calendarizzazione della raccolta, viene portato via.
Ma non potendo lasciare anziani, bambini e malati che risiedono lì in una situazione di degrado totale il lunedì si porta via tutto ciò che viene trovato.
In quella occasione la Rida Ambiente non parlava della nostra città nello specifico.
Al termine del processo di separazione ulteriore della raccolta differenziata, che “corregge” gli errori e separa i diversi tipi di metalli, vengono costituite le singole balle che vengono spedite ai consorzi di recupero degli imballaggi.
Ciò che resta è il sovvallo, ovvero gli errori o i rifiuti troppo sporchi o danneggiati per essere recuperati.
È il sovvallo che arriva alla Rida Ambiente, o alla società deputata al suo smaltimento in generale.
Finché i cassonetti tradizionali sono stati sulle nostre strade, il sovvallo è stato di dimensioni elevatissime.
Anche questo ha contribuito a farci scartare l’ipotesi delle isole ecologiche.
Il dato riportato dalla Rida è una media generale, che non riguarda solo il territorio di Aprilia.
Sulla riduzione dei rifiuti c’è ancora molto da lavorare.
Abbiamo in programma l’apertura di un centro del riuso, che andrà ad affiancare l’ecocentro comunale.
Si tratta di un progetto già utilizzato in altri Paesi, in cui delle associazioni si assumono l’onere di riparare e rimettere a nuovo cose che le persone invece sarebbero propense a buttare.
Una volta aggiustati, poi, questi oggetti verranno rivenduti a prezzi molto modici ed accessibili.
Il settore ambiente è molto attivo, soprattutto per quanto riguarda l’efficientamento energetico.
L’esempio migliore è la sede comunale di Piazza dei Bersaglieri, ma ci sono undici scuole che sono dotati di impianto fotovoltaico.
Oltre quattro impianti di illuminazione a led, meno dannose per gli occhi.
Il patto dei sindaci a cui abbiamo aderito ci impone di mettere in atto politiche di risanamento della qualità dell’aria.
Ho rimesso in piedi il tavolo per la riqualificazione dei siti che negli anni ’70 e ’80 ospitavano discariche.
In un anno non riusciremo probabilmente a rimettere in atto tutto, ma l’intenzione è di lavorare su questi aspetti.
Non dimenticando poi la ripiantumazione e la riforestazione urbana.
Cercando, ovviamente, soluzioni davvero adeguate e che non comportino nuovi lavori tra dieci anni.
di Massimo Pacetti