La raccolta differenziata porta a porta è andata a pieno regime nella nostra città da pochi mesi.
Ma c’è già chi guarda oltre questo passo.
Il Consigliere Ornella Pistolesi è infatti responsabile regionale del Movimento Legge Rifiuti Zero.
Abbiamo parlato con lei di questo progetto per saperne di più.
La Legge Rifiuti Zero è partita da una consultazione popolare.
L’obiettivo è portare all’attenzione del Governo una proposta di legge sulla gestione sostenibile dei rifiuti.
Finora si è parlato solo di “Gestione Integrata dei Rifiuti”, si ricorre cioè a discariche ed inceneritori.
Il progetto rifiuti zero propone una strada più sostenibile, in quanto siamo gli unici esseri viventi a produrre rifiuti non biodegradabili, ovvero non compatibili con l’ambiente.
Il disastro ambientale, l’emergenza sanitaria, sociale ed economica che porta questo tipo di gestione dei rifiuti in particolare, ma economica in generale, è sotto gli occhi di tutti.
Qui ad Aprilia, ma non è il nostro l’unico caso, negli anni ’70 e ’80 c’era la pratica di seppellire i rifiuti sotto terra.
Ed era anche diffusa la mentalità secondo cui maggiore era la produzione di rifiuti, maggiore era la forza economica del Paese.
Questo è uno sviluppo lineare, non è più sostenibile.
Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che tutti i beni, dopo il loro utilizzo, devono essere reimmessi nel circuito di utilizzo in maniera sostenibile.
In modo da non creare del tutto i rifiuti.
Si deve quindi percorrere la strada di beni durevoli e di qualità, decostruibili o compostabili.
L’Italia è una nazione virtuosa.
Le nostre capacità imprenditoriali, artigianali, di start-up e di innovazione ci pongono al top a livello internazionale.
Nel trevigiano hanno raggiunto l’85% di raccolta differenziata, ma si sono posti l’obiettivo di arrivare al 95%.
Questo è un ottimo esempio.
L’importante è avere un bacino ristretto, o comunque di dimensioni controllabili.
Più il sistema è complesso meno è gestibile.
C’è però bisogno di maggiore consapevolezza.
Da parte dei produttori, che deve essere responsabile delle caratteristiche dei materiali che immette sul mercato.
Ma anche da parte del consumatore, che deve essere consapevole di ciò che acquista e della possibilità di restituire sotto una forma diversa quello stesso prodotto o materiale.
La nostra è una città piena di senso civico, questo mi fa molto piacere.
Nelle mie iniziative ho sempre riscontrato molta attenzione.
Qualche scettico si trova, è inevitabile in qualsiasi ambito.
Ma già dal 2013 i cittadini hanno mostrato un forte interesse per queste tematiche, quindi ancora prima che si estendesse a tutto il territorio la raccolta differenziata.
Questo primo passo è molto importante verso l’obiettivo dei rifiuti zero.
Perché impone ai cittadini di avere maggiore cura nello scegliere i prodotti da comprare e, successivamente, scartare.
Io credo di si.
Secondo me siamo pronti per diventare ancora più coraggiosi.
Dobbiamo combattere ancora l’abbandono dei rifiuti, e farlo in modo stringente.
Sia perché più persone pagano il servizio più il costo si abbatte.
Sia perché il danno ambientale di un sacchetto abbandonato per strada è enorme.
Forse non si ha la misura di questo.
I fumi tossici dispersi nell’aria dalla plastica bruciata sono cancerogeni, la diossina è una sostanza estremamente dannosa.
Si può ridurre di molto la produzione.
Abbiamo in programma l’apertura del centro del riuso, sto lavorando per ottenere i finanziamenti e le autorizzazioni.
L’idea è quella di avere un centro che possa riparare, oltre che un posto in cui donare cose che non si utilizzano più ma che possono servire ad altri.
Ma può anche servire per decostruire un oggetto, in modo da riciclare al meglio i materiali di cui è costituito.
Un altro passo avanti può essere anche fatto ella terminologia.
Non chiamarlo più “indifferenziato” ma “residuo secco” può aiutare a comprendere ancora meglio di cosa si sta parlando e di operare nel modo migliore anche per la fase post-uso.
Secondo me invece potrebbe facilitarle.
L’apertura del nuovo centro poterebbe posti di lavoro, e questo porterebbe anche a chi ha delle difficoltà culturali nel comprendere questo tipo di discorso potrebbe avvantaggiarsene.
Capire che dalla differenziata o dal riuso degli oggetti si può ricavare un lavoro o un vantaggio economico può essere un incentivo a differenziare meglio.
Il virtuosismo reale sarebbe arrivare a meno di 100 chili di residuo secco prodotto, mentre ora siamo passati da oltre 500 chili a poco più di 400.
Per raggiungere questo obiettivo i passi da fare sono questi.
Instillare l’idea di una economia circolare, che ci permetta di guardare oltre il domani.
Stiamo basando la nostra esistenza su fonti non rinnovabili, dobbiamo tenere conto della limitatezza delle risorse naturali.
La Provincia di Ancona ha approvato un regolamento che permette di rivende gli elettrodomestici riparati al costo della riparazione, abbattendo di molto l’aspetto fiscale di questo tipo di operazioni.
La Svezia ha ripreso l’idea estendendola al tutto il territorio nazionale.
L’Italia è pioniera in questo tipo di iniziative, le nostre qualità artigianali ci permettono di distinguerci da chi consuma e basta.
Di progetti per il recupero dei rifiuti ne sono nati davvero tanti nel nostro Paese.
Questa è una nostra peculiarità, quella di essere artigiani ed artisti è la nostra natura.
A livello normativo servirebbero corsi di eco designer.
Sono sfide intellettuali e culturali importanti che però ancora non si è deciso di affrontare.
La nostra proposta di economia circolare è stata ripresa a livello europeo, mentre in Italia la normativa è molto indietro.
Quello che accade ad Ancona non è ancora istituzionalizzato sul resto del territorio.
È sintomo che non c’è comprensione della reale portate economica, ambientale e sociale di questo progetto.
Si è rimasti troppo legati al vecchio modello di economia.
Sento ancora parlare di crescita, ma la crescita non può essere infinita.
Siamo in un mondo finito, non può esserci nulla di infinito.
Con una economia di tipo circolare ci sarebbe più distribuzione e meno accumulo.
La nostra economia è di tipo estrattivo, ed è un grande spreco.
Solo il 10% del petrolio estratto diventa energia o materia, tutto il resto è costi e perdite di esercizio.
Uno spreco enorme.
Ad Aprilia si sta lottando contro lo spreco, specie quello alimentare.
A breve apriremo il deposito nazionale del Banco Alimentare, oltre a procedere con il recupero delle derrate fresche da distribuire alle associazioni che si occupano di chi ha bisogno.
Bisogna tenere a mente che c’è una gerarchia nel ciclo dei rifiuti, normata a livello europeo.
Come primo step c’è l’abbattimento della produzione dei rifiuti, poi si ha il riuso, poi i riciclo, il recupero e lo smaltimento.
Prima di arrivare agli inceneritori, che tra l’altro produce poca energia e anche tossica, c’è dunque una lunga strada da percorrere.
Dobbiamo sostituire la gestione integrata dei rifiuti con un circolo virtuoso di trattamento dei rifiuti stessi.
di Massimo Pacetti