L’ANPI di Aprilia prosegue con un esposto la sua battaglia contro le celebrazioni neofasciste del 25 aprile al Cippo di Campoverde.
Dopo quanto espresso all’indomani dell’ultima Festa della Liberazione, il comitato “Vittorio Arrigoni” è tornato sull’argomento.
Partendo dall’assunto che
“Le leggi per contrastare i fenomeni di ripresa del neofascismo in Italia ci sono.
C’è la legge Scelba del 1952, che richiama la XII Disposizione finale della Costituzione:
“È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”
e condanna gli atti di apologia ed esaltazione del ventennio mussoliniano.
E c’è la legge del 1993 dell’allora Ministro dell’interno Nicola Mancino, che allargava le condanne anche a
“discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.
Ed hanno anche funzionato.
Diversi Movimenti politici sono stati sciolti negli anni ’70, anni della strategia della tensione, utilizzando la legge Scelba.
Altri negli anni ’90 utilizzando la legge Mancino.
Tra questi movimenti c’era anche quello fondato dal “nostro” Maurizio Boccacci.
Il quale non fa mancare la sua visita al Cippo di Campoverde e che fu da noi denunciato l’anno scorso per minacce.
Nulla, nella sostanza, aggiunge la proposta di legge presentata alla Camera a firma Emanuele Fiano ed altri.
Come bene commenta il Presidente dell’ANPI nazionale Carlo Smuragia:
“La legge non risolve i problemi. Ci vuole il funzionamento delle Istituzioni e una coscienza collettiva convinta che questa è una Repubblica democratica e antifascista”“.
Facendo quindi riferimento alle leggi esistenti, l’ANPI di Aprilia ha presentato il 7 luglio scorso un esposto alla Procura della Repubblica di Latina.
Un documento che ha per oggetto
“l’intera vicenda – spiegano dal comitato – del Cippo di Campoverde.
Che ospita spesso ma segnatamente il 25 di Aprile di ogni anno, nel giorno della festività laica della Repubblica, un raduno di vecchi nostalgici e neofascisti.
I quali, contro la legge appunto,
“pubblicamente esalta(no) esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche” (Legge Scelba).
L’esposto è ben corredato da documenti chiari ed inconfutabili.
L’ANPI di Aprilia vuole sapere se, quando e perché è stato concesso ad un privato di costruire un cippo esposto al pubblico e per uso pubblico inteso ad onorare i giovani repubblichini caduti per difendere a Repubblica di Salò alleata dei nazisti.
E per quale ragione le istituzioni locali hanno prima ignorato per anni l’esistenza del Cippo e del suo uso apologetico.
Poi, nel nome del principio della libertà di pensiero, hanno autorizzato riti contrari alle leggi esistenti partecipando anche alle celebrazioni.
Infine, su ripetute denunce dell’ANPI negli ultimi quattro anni, perché hanno sempre taciuto, con il classico comportamento pilatesco, e permesso il 25 Aprile di ogni anno questo sfregio alla Costituzione.
La quale, come si dice nei discorsi ufficiali, è nata dalla Resistenza”.
In sostanza, secondo il comitato apriliano dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, le celebrazioni al Cippo di Campoverde non rappresentano libertà d’espressione.
Ma apologia del fascismo.
Dunque un reato.
Che, però, è passato “inosservato” agli occhi delle istituzioni locali.
Ma il riferimento non è solo alla città di Aprilia:
“Le istituzioni locali in tutto il territorio nazionale – specificano dall’ANPI – poco o nulla hanno fatto per contrastare un fenomeno che negli anni è cresciuto.
E si è ben allocato anche nei nostri territori proprio perché libero di organizzarsi.
Anzi, incoraggiato a farlo.
Chi ancora invoca l’art. 21 della nostra Costituzione sulla libera manifestazione del pensiero, dovrebbe sapere che questo
“non può essere esteso fino a giustificare atti e comportamenti che ledano altri principi di rilevanza costituzionale”.
Ed è il caso delle tante formazioni neofasciste protagoniste di numerosi episodi disgustosi.
Del Signore tenutario della spiaggia di Chioggia e dei nostri camerati a Campoverde con il braccio teso nel saluto romano.
A ben vedere – concludono dal comitato Vittorio Arrigoni – la proposta di legge di Emanuele Fiano un bel risultato lo ha ottenuto.
Ha permesso di accorgersi che in Italia il neofascismo si diffonde e che occorre intervenire.
Intanto con le leggi che già esistono”.
di Massimo Pacetti