Una grande quercia che è anche una grande porta.
Al Concorso di Scrittura Creativa “Oltre il reale: racconti ad occhi aperti” c’è stato spazio anche per un’altra dimensione.
Quella raccontata da Riccardo Curzola, studente del liceo Rosselli che si è aggiudicato il secondo posto nella Categoria D.
La storia di Richard e David è tutta da leggere:
Richard e David Cooper da qualche giorno si sono trasferiti con i genitori in una villa nella città di Richmond in Virginia, lasciata in eredità dal nonno Carlos dopo la sua morte.
Nonostante l’imponenza e l’eleganza della casa i due fratelli non ne sono affatto impressionati tanto meno affascinati: per quel trasferimento hanno dovuto lasciare i loro amici a Los Angeles e poi entrambi preferivano la loro vecchia casa, di certo più piccola, ma con tutte quelle console che avevano potevano viaggiare a loro piacimento in mondi fantastici.
Passano due settimane e i fratelli Cooper capiscono che le richieste presentate con insistenza, e a volte con rabbia, ai genitori per convincerli a tornare a Los Angeles non avrebbero avuto seguito.
Il tempo passa e la loro vita prende piano piano una nuova forma. In un giorno di caldo asfissiante che non permette di recarsi in giardino a giocare, i due fratelli decidono di esplorare la villa da cima a fondo, soprattutto per scoprire qualcosa sulla vita del nonno che non hanno mai conosciuto se non in poche e sbiadite fotografie o per qualche vaga e sfuggente risposta di papà Marc e mamma Cindy alle curiosità di due adolescenti che vogliono sapere qualcosa in più della storia della loro famiglia.
Il viaggio di Richard e David, novelli investigatori, parte dal sottotetto; perlustrano ogni stanza dei tre piani ma non trovano nulla di interessante tranne collezioni di monete e francobolli che non stupiscono né intrigano particolarmente i due ma che certo qualche informazione in più su nonno Carlos la danno: o nella sua vita aveva viaggiato tanto o aveva amici in tutto il mondo, c’erano, infatti, francobolli di località non ben identificabili per il timbro postale poco chiaro, e monete mai viste, forse ormai non più in circolazione. È inutile chiedere a mamma o papà ma il gioca comincia a farsi interessante e loro hanno tutta l’intenzione di giocare.
Finito per quel giorno il tempo a disposizione per quel tuffo nel mistero, i due ragazzi vanno a dormire ma sotto le coperte a Richard viene in mente che hanno visitato tutta la casa tranne la cantina e ad alta voce si chiede perché solo quella porta fosse chiusa a chiave.
La curiosità vince facilmente la sfida contro il sonno; i due fratelli si guardano negli occhi e non hanno bisogno di aggiungere altro per decidere sul da farsi: alla velocità della luce abbandonano il noioso giaciglio, Richard prende la torcia dal cassetto del comodino, David il cellulare e, facendo attenzione a non svegliare i genitori che dormono nella stanza attigua, si muovono alla volta della cantina.
Avanti va Richard, il fratello maggiore, ha 15 anni, David, di soli 10 anni, lo segue con il cuore che batte forte, non sa se per l’emozione o per…, uno scrollo deciso del capo è sufficiente a scacciare quel pensiero, lui è un duro.
Come aprire la porta? La loro passione per i film polizieschi, la pinzetta per capelli della mamma lasciata sul pensile lì vicino e il gioco è fatto. Un attimo per fare un respiro profondo, il clic della torcia e che l’avventura cominci!
Ci sono cianfrusaglie di ogni sorta ormai avvolte da ragnatele e ricoperta da tanta polvere. In un angolo una scrivania con una pila di fogli e in cima una busta da lettera recante mittente C. e destinatari R&D. Nuovo sguardo di intesa rafforzato da cenni di assenso della testa e la busta è aperta: “Cari nipoti, so che quello che state per leggere vi lascerà a dir poco perplessi ma è inutile fare tanti giri di parole: quello che voi credete sia morto è un mio clone, io vivo in un’altra dimensione e vorrei che voi due mi raggiungeste. Per farlo dovete recarvi in giardino, con le spalle a sud scavate per un metro ai piedi della grande quercia, troverete una cassetta con due telecomandi e un’altra lettera. Ragazzi, mi fido di voi. Nonno Carlos.”
I due fratelli seguirono le indicazioni e nell’arco di mezz’ora si trovarono tra le mani la seconda lettera: “Quello che vi aspetta è un viaggio interdimensionale. Digitate ognuno su un telecomando il numero 1356, io sarò lì ad accogliervi”.
David vuole partire subito ma Richard lo convince ad aspettare perché il sole sta per sorgere e di lì a poco i genitori si sarebbero accorti della loro assenza, è sempre stato il più giudizioso tra i due; la cosa migliore è rinviare tutto alla notte seguente.
Passano l’intera giornata formulando mille ipotesi su come può essere un viaggio interdimensionale, fino a quando, ritornati a notte fonda nel giardino, impostano la dimensione sui telecomandi e con loro grande stupore appare loro dinanzi un portale blu alto due metri; senza neppure accorgersene si stanno tenendo forte per mano, ci sono sempre stati l’uno per l’altro, insieme non hanno paura di nulla.
“Sei pronto?” – “Sì, tu?” – “Anche”- “Al tre”- e insieme: “Uno, due, treeeeeeee!” Il salto è l’inizio di una discesa verso un richiamo che ha colpito dritto al cuore.
L’arrivo nella nuova dimensione è segnato dal ruzzolare dei due ragazzi fino ad un albero ai piedi di una collina. In cima una casetta, quella del nonno, pensano. Solo una rapida reciproca sistemata ai capelli scompigliati e di corsa all’appuntamento. David bussa con delicatezza ma determinazione, Richard gira la maniglia stringendola con forza; la porta si apre silenziosa, un passo in avanti e ad accoglierli una voce calda e rassicurante: “Ero sicuro che ce l’avreste fatta! Buon sangue non mente”. Era nonno Carlos, lo dice il loro cuore. Lo tempestano di domande, alle quali lui non risponde se non con un dolce sorriso e due grandi occhi verdi, proprio come i loro, velati di lacrime.
“Abbiamo il tempo necessario per soddisfare voi tutte le curiosità del caso, io di recuperare gli anni persi. Ora però abbracciatemi”. È un turbinio di emozioni quello che travolge i tre stretti in un legame di braccia e di amore puro.
Seduti davanti ad una tazza di un fumante the verde il nonno racconta di come nella realtà che aveva abbandonato era stato uno scienziato che aveva dedicato tutti i suoi sforzi per trovare l’antidoto contro la guerra; la gente aveva cominciato a considerarlo pazzo e a deriderlo. La nascita degli adorati nipoti lo aveva spinto a intensificare gli studi perché voleva garantire loro un futuro migliore, ma in quella realtà gli ostacoli da superare erano troppi. L’unica soluzione era sperimentare l’antidoto in un’altra dimensione; ora il testimone passava a loro. In una lettera l’algoritmo che poteva cambiare il mondo e le sue ultime parole per Richard e David: “La soluzione sta nel guardare il mondo con gli occhi del cuore.”
I due ragazzi tirarono su lo sguardo dalla lettera e ciò che videro fu la grande quercia.