Si è svolto ieri presso la Sala Manzù della Biblioteca Comunale di Aprilia il convegno promosso dall’Assinarch “Costruzione e trasformazione delle città di Fondazione”. Al centro del dibattito i fasti e scempi passati, presenti e futuri del centro storico di Aprilia e delle altre Città di Fondazione. Numeroso il pubblico che ha preso parte all’evento e che ha partecipato attivamente alla discussione su un tema caldo e attuale.
L’incontro, al quale hanno preso parte anche i rappresentanti delle associazioni culturali Italia Nostra, Datti Spazio, il Coordinamento delle Libere Professioni, l’Associazione Geometri, Arci La Freccia, Aprilia Giovani, Italia Nostra, il Comitato per la città degli alberi e alcuni esponenti dei gruppi politici, ha visto la prestigiosa presenza del professor Giorgio Muratore, docente di Storia dell’Arte e Architettura presso La Sapienza di Roma. Ha preso parte al convegno anche la dottoressa Daniela De Angelis, autrice di importanti libri volti a ricostruire la storia di Pomezia, l’ultima delle città di Fondazione, appartenente all’Agro romano.
L’Amministrazione di Aprilia ha disertato l’appuntamento, nonostante l’attualità delle tematiche trattate nel corso del dibattito: sul tavolo anche il progetto per la riqualificazione di Piazza Marconi, sul quale sono piovute una valanga di osservazioni, totalmente ignorate in Commissione Lavori Pubblici.
In apertura dei lavori, dopo i saluti di rito da parte del vice presidente dell’Assinarch, Michele Magliocchetti, è intervenuto l’architetto Anna Civita Pieretti. Ha riportato alla luce gli scempi passati contestualizzandoli sul territorio apriliano dalla ricostruzione nel dopoguerra degli edifici originari, in maniera fedele ma con materiali meno nobili, fino alle ben più gravi demolizioni degli anni ’70, che seguendo la smania di modernizzazione del post boom economico, hanno determinato la perdita di edifici storici originari, quali il Municipio e la Casa del Fascio.
Il PRG del 1972, tuttora vigente, prevedeva anche la demolizione di altri edifici pubblici e privati del centro, come il cinema teatro Pidocchietto, riportato recentemente allo splendore del passato.
Sull’argomento è intervenuto l’architetto Elisabetta Casoni, che ha brevemente esposto storia e peculiarità architettoniche dell’edificio realizzato da Petrucci, secondo i capisaldi del razionalismo: l’edificio, non venne raso al suolo dai bombardamenti, ma solo danneggiato. Per tale ragione fu ricostruito solo in parte, come testimonia il tetto in legno con capriate di castagno, che tutt’ora è stato conservato. Nel 2000, la facciata fu ridipinta in nero, con sfere di colori fluorescenti, tonalità antiestetica e certamente inadeguata ad una struttura storica da salvaguardare.
“Un restauro non idoneo- ha sottolineato l’architetto Casoni, che mostra l’entità dei danni causati dall’assenza di un piano del colore. Tornato bianco in seguito all’ultimo intervento, reso più simile a come si presentava in origine, il vecchio cinema teatro può rivivere, nonostante diverso è il contesto in cui sorge”.
Il dibattito è poi entrato nel vivo della trattazione, con l’intervento del professor Muratori. Nel constatare il degrado che caratterizza il territorio a causa di interventi sbagliati e speculazioni edilizie succedutesi negli anni, hamosso critiche importanti al progetto che interessa Piazza Marconi, elaborato dal professor Paolo Colarossi e sostenuto dall’amministrazione comunale.
Ha sottolineato come Aprilia, pur non ospitando monumenti antichi, rappresenti comunque una parte importante della storia urbanistica italiana degli anni ’30, oltre a conservare tracce importanti di popolazioni preromaniche. “Ogni volta, resto sconvolto dalla trasformazione subita da un territorio divorato dai centri commerciali. Per questo motivo, l’esempio del Pidocchietto mi ha commosso, perché l’edificio è risorto dopo averne viste di tutti i colori.”
Ha dipinto la città come l’esempio della catastrofe pontina, viziata da quel difetto ideologico che guida la sistematica cancellazione delle tracce del passato, in virtù del quale i monumenti attuali sono solo il fantasma di quello che Aprilia era un tempo.
Evidenziando come il forte senso d’appartenenza della comunità, nel 1999, ha reso possibile la ricostruzione del campanile, Muratore ha bocciato il progetto previsto su Piazza Marconi, definendolo uno scempio. “Se le vasche previste a contorno dei grandi alberi diverranno realtà, immagino ci attenda un futuro spaventoso. Al di là delle carenze estetiche, non è chiaro come e perché il progetto sia stato concepito.” Afferma il professore. Ha, infine, affermato che in una città come Aprilia la pedonalizzazione del centro rappresenta la strada migliore per decretarne la morte. Sono forti le parole utilizzate per definire un’operazione a suo parere destinata al suicidio, “malcelata dietro alla definizione intervento di qualità, un aggettivo in genere usato da politici in mala fede e dai tecnici di regime”.
Anche Pomezia al centro del dibattito con analisi senza sconti sugli scempi e le scelte sbagliate assunte negli anni. L’ultima delle città di Fondazione, che condivide con Aprilia i quattro progettisti, è infatti reduce della realizzazione di una fontana dai caratteri ridondanti, poco adatta al contesto originale di stampo razionalista e ai tratti rurali della città. A parlarne, dopo un rapido excursus sulla figura di Petrucci, la più affascinante tra quelle dei progettisti del regime, la dottoressa Daniela De Angelis.
Ha descritto la figura controversa di Petrucci, che non ha avuto fortuna a causa dei molteplici tentativi di rimuoverne la memoria. Ha evidenziato come Aprilia, la città più amata dall’architetto, sia molto diversa dalla sua inaugurazione. “Se Pomezia ha subito scempi, Aprilia ha subito danni irrimediabili.”- afferma la dottoressa de Angelis. Quest’ultima ha invocato alla tutela di quel che resta del respiro di Petrucci e del fascino dell’architettura rurale toscana da cui ha preso spunto.
Provocatorie le parole di Muratore che ha definito il cartellone sul carnevale e la maschera che troneggiava sul Comune, un inno al brutto, frutto dell’assenza di buon senso e del cattivo gusto. Le sue parole hanno voluto suscitare una reazione contro l’indifferenza allo studio e alla ricerca che caratterizza le scelte politiche anche in ambito urbanistico e architettonico.
Terminati gli interventi, anche il pubblico, ha preso la parola. Dopo l’intervento di Attilio Bello, il geometra Giulietta Emiliani, a nome dell’Associazione Italia Nostra, ha espresso dubbi e perplessità sul percorso scelto dagli amministratori in merito alla ristrutturazione di Piazza Marconi, progetto che non tiene conto delle disposizioni di legge sulla tutela del verde e la realizzazione di città sostenibili. Opinione condivisa dalla Città degli Alberi. Gianni Battistuzzi, portavoce del comitato spontaneo, ha contestato soprattutto l’assenza di dialogo tra la parte pubblica e la cittadinanza, prima di giungere all’approvazione del progetto definitivo. “Una carenza di metodo- ha confermato il Presidente del Coordinamento, l’avvocato Ermanno Iencinella– che avrebbe evitato polemiche ed errori”.
L’architetto Giovanni Brilli ha sottolineato le carenze tecniche del progetto di Colarossi, curato dall’ufficio lavori pubblici e non dall’urbanistica, che non tiene conto del fatto che Aprilia è una città di fondazione. “.Questo mi fa pensare che l’amministrazione non ha a cuore la cultura. Scandalosa la commissione lavori pubblici, dove le nostre osservazioni sono state liquidate. L’unica conquista è che il progettista non userà una pavimentazione di tipo lievemente diverso”- ha tuonato l’architetto.
Melania Limongelli