Un antico adagio recita: “Non è tutto oro quello che luccica” e forse sbagliato non è! Con questa frase inizia la nota stampa firmata dai Grillini Apriliani in merito alle operazioni di demolizione del vecchio stabile Ex Canebi in via Tiberio. Premesso che siamo contenti riguardo all’abbattimento di quello che era un “mostro” per il decoro urbano, sito nel quartiere Agroverde a ridosso di quello di Carroceto, non possiamo non mostrare il nostro disappunto per il metodo con il quale si è raggiunto tale obiettivo. Ci riferiamo alle misure di sicurezza adottate per la demolizione di quel rudere, che da oltre trent’anni si trovava tra via Tiberio e via Moro, che, a nostro avviso, sono state carenti ed avrebbero dovuto puntare di più sull’incolumità dei passanti.
Riteniamo che si sia corso il pericolo che qualcuno potesse essere colpito da schegge di calcinacci visto che né il marciapiede né la strada adiacenti sono stati interdetti al traffico e né il cantiere è stato delimitato con un assito, come previsto dal permesso di costruire. L’operazione di demolizione è stata resa possibile grazie alla concessione del permesso di costruire n. 3/2018 rilasciato alla Società Poligola S.r.l., proprietaria del terreno, con la Determinazione n. 34 del 6 febbraio 2018, dal Dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Aprilia.
Il permesso prevedeva un “intervento di ‘sostituzione edilizia, con demolizione, ricostruzione ed ampliamento di fabbricato esistente’, in questo Comune via Tiberio angolo via Aldo Moro su terreno distinto in catasto al foglio 67 particelle 351-355-928-929, in conformità al progetto costituito da n. 8 (otto) tavole e relazione tecnica, di cui un esemplare vistato è annesso al presente atto, sotto l’osservanza delle disposizioni in materia di edilizia, igiene e polizia locale, salvi e riservati i diritti dei terzi, nonché sotto l’osservanza delle prescrizioni appresso riportate”.
Tra le prescrizioni elencate nel permesso di costruire, di cui si richiama all’osservanza, la n. 6 enuncia: “Il luogo destinato all’opera deve essere chiuso, lungo i lati prospicienti le vie e gli spazi pubblici con assito opportunamente tinteggiato agli angoli per tutta l’altezza e munito, pure agli angoli, di lanterna a vetri rossi, di idonee dimensioni da mantenersi accesa dal tramonto al levar del sole, secondo l’orario della pubblica illuminazione stradale”. Dopo aver letto questa prescrizione ci siamo recati per un sopralluogo lungo le vie e gli spazi pubblici prospicienti il cantiere ed abbiamo notato che esso è delimitato da una recinzione con rete, che tra l’altro presenta anche diversi fori, e non da un assito, come invece previsto dal permesso comunale, e che non sono presenti né l’opportuna tinteggiatura né le lanterne a vetri rossi, anch’esse previste nella citata prescrizione.
Premesso che non siamo a conoscenza se alle prescrizioni contenute nel permesso di costruire siano state apportate modifiche, chiediamo alle autorità preposte al controllo di verificare quali siano le prescrizioni specifiche in corso di validità per questo permesso, se vi siano state eventuali inosservanze del cantiere alle citate prescrizioni e se andasse delimitato con il citato assito, per la sicurezza e l’incolumità di tutti coloro che si trovano a passare da quella zona ed, in caso detto assito fosse stato propedeutico all’inizio dell’attività di cantiere, perché si sia dato inizio ai lavori di demolizione senza questa protezione passiva. In attesa di ricevere risposte a queste domande, ci godiamo la vista di quella parte di città per troppo tempo occupata da un mostro di cemento e speriamo che la ricostruzione del nuovo edificio, che avrà una cubatura ampliata, sia la più lenta possibile per godere di quello spazio aperto il più a lungo possibile.