“Il Decreto Sicurezza non aiuta la gestione del flusso migratorio”

Iacoangeli della lista Terra: il “caso” dei migranti soffre il continuo sterile tentativo di generare ansia in chi legge ed ascolta messaggi social

Dibattito aperto anche ad Aprilia, e forte nonché di stretta attualità, sulla questione dei rifugiati e richiedenti asilo politico, fin dalle prime battute in cui è possibile osservare gli effetti del nuovo Decreto Sicurezza. Soltanto alcuni giorni fa, la vicenda è stata oggetto dell’ultimo scambio di accuse tra opposizione e amministrazione, laddove il centrodestra (Apl) ha espresso forti perplessità sull’apertura di un nuovo centro di accoglienza nel contesto del territorio comunale apriliano che già ne ospita due.

Il consigliere comunale della lista Terra, Ilaria Iacoangeli, a stretto giro, replica con una lunga ed articolata nota scritta.

“Della scelta della Prefettura di collocare nel territorio apriliano alcune persone in condizione di aiuto – ha detto il consigliere comunale Iacoangeli (nella foto sopra) -ne apprendiamo il fatto sia dalle dichiarazioni del nostro primo cittadino sia dai giornali. Persone che da un capo all’altro sono state indicate come immigrati, migranti e solo in ultimo richiedenti asilo. Ora, non volendomi soffermare sulla terminologia usata a mio avviso da molti e che è fonte ed acceleratore di un continuo sterile tentativo di generare ansia in chi legge ed ascolta messaggi social in videoregistrazione frontale, si tratta di lasciar vivere in condizioni dignitose dei soggetti che la stessa Prefettura ha individuato di alloggiare in uno stabile della periferia apriliana. Il nostro ente ne prende atto e non può interferire con la decisione assunta. Di certo la Politica nazionale con l’introduzione del “decreto sicurezza” non aiuta la gestione del flusso migratorio. E’
chiaro ai più sensibili alla materia che la scelta di indebolire la gestione Sprar, quasi unica possibilità di controllo capillare ed attento donato come strumento ad ogni Sindaco che ne potesse far uso nel perseguire la finalità di un servizio più conforme al proprio territorio in termini sociali, non è ad oggi il segnale di una strategia che funziona, anzi la definirei in termini umani, a dir poco raccapricciante.

Come sottolineato da alcune associazioni che si occupano di diritti umani, in questo modo, in termini generali si privilegiano grandi centri d’accoglienza collettivi con standard qualitativi nettamente inferiori a quelli dello Sprar, che “è l’unico a garantire i percorsi di inclusione sociale con il protagonismo degli enti locali e una piena trasparenza nella gestione dei fondi”, riducendo il rischio di infiltrazioni criminali o speculazioni. Stando ai numeri diffusi dall’ultimo Atlante Sprar, nel 2017 oltre 25mila beneficiari hanno frequentato almeno un corso di lingua italiana, 15.976 hanno seguito un corso di formazione professionale e svolto un tirocinio formativo, 4.265 hanno trovato un’occupazione lavorativa, tutti i minori accolti sono stati inseriti a scuola.

Ed altra negatività sostanziale della posizione assunta e contenuta all’interno del “decreto sicurezza” in relazione all’eliminazione del sistema SPRAR è il discutibile profilo di incostituzionalità a cui molti sindaci hanno fatto riferimento.

In particolare violerebbe l’articolo 117 della Costituzione perché in contrasto con gli articoli 17 e 18 sulle condizioni di accoglienza della Direttiva 2013/33/UE. Il decreto, infatti, non prevede “un sistema di accoglienza strutturato e con standard minimi conformi alla Direttiva circa l’accoglienza nei CAS, i quali a questo punto sarebbero ben poco straordinari, ma ordinari, senza che si prevedano precise assicurazioni circa il rispetto degli standard concernenti l’apprendimento della lingua, il necessario orientamento legale, il sostegno delle categorie più vulnerabili, l’assistenza psicologica, la tutela della vita familiare, le normali condizioni di vita”.

In questo caso proprio la scelta di non attuare lo Sprar potrebbe nel tempo dare come unico risultato la presenza di individui che non adeguatamente gestiti e monitorati nella loro interazione con il territorio potrebbero essere assoggettati da lavoro nero e microcriminalità a discapito loro e di tutti. La mia posizione è netta, una politica che non equipari ogni essere vivente agli stessi diritti umani e civili, è una politica da combattere con ogni energia. Coloro i quali verranno alloggiati all’interno dello stabile individuato dalla Prefettura non hanno neanche loro stessi scelto di venire ad Aprilia. Ne prendono atto, come stiamo facendo noi. Abbiamo la fortuna in Città di avere un forte associazionismo che nel sociale come nelle aree culturali o sportive si batte fortemente contro un modello di civiltà frutto di odio.
Ecco io penso a quanto di bello abbiamo in Città avendo loro, avendo cittadini che lontani da una metodica strumentalizzazione dell’essere umano nelle sue criticità di vita, volano alti, volano verso un miglioramento dell’assetto socio-culturale del territorio in cui vivono. A loro dico grazie ogni giorno per l’energia profusa.

Se penso ad Aprilia, penso a quante persone belle ed anche di varia etnia conosco. Aprilia è una Città orgogliosamente accogliente ed inclusiva. Lo dimostrano i fatti.
Il Manifesto sull’Inclusione, l’Incubatore Sociale, il Monumento all’Emigrante intitolato “Aprilia Città dell’Integrazione” sono alcune delle chiare espressioni di una volontà che mira ad una convivenza pacifica, nel rispetto e nella collaborazione tra ogni abitante. Destare ansia ed agitazione circa l’arrivo di queste persone in Città, tra l’altro dislocate in posizione marginale rispetto alla centralità della stessa come al solito dimostra solo e soltanto un unico scopo, confondere le idee e manipolare, ma soprattutto disinformare. Ad Aprilia non c’è alcun allarme, ad Aprilia tra cittadini anche di diverse culture cerchiamo tutti di collaborare e contribuire al benessere comune e solo a questo con dedizione da parte di tutti dobbiamo ambire”.

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