“Abbiamo esagerato nel pretendere una risposta pubblica?” l’ANPI attacca Principi.

Prosegue la denuncia dell’ANPI riguardo la presenza del Vicesindaco Principi ad un evento celebrativo del ventennio fascista presso “Piana delle Orme”.

“Per ben due volte Associazioni e Organizzazioni politiche di Aprilia hanno chiesto ai nostri Amministratori, rispettosamente, una spiegazione sul preoccupante (per noi) comportamento relativo alla partecipazione ufficiale (a nome di tutta la Città) del nostro vicesindaco Principi ad una rivisitazione celebrativa del ventennio fascista a Piana delle Orme il 29 Giugno scorso.  Abbiamo forse sbagliato ad Intrometterci in questioni che non ci riguardano? Abbiamo forse esagerato nel pretendere una risposta pubblica? E’ forse inesatta e priva di fondamento la circostanza che abbiamo denunciato? Nessuna risposta.” attacca l’ANPI nei confronti del silente (per ora) vicesindaco.

“Sappiamo, pur senza essere giurisperiti, che la difesa in giudizio è “inviolabile”, garantita tra l’altro anche dalla nostra Costituzione (art.24). In America il diritto dell’”imputato” è regolamentato dal cosiddetto quinto emendamento. Siamo in uno Stato di diritto. l’”imputato” quindi , a fronte delle accuse a lui mosse compie delle scelte:  rispondere o non rispondere, rispondere parzialmente,  rispondere dicendo la verità, rispondere mentendo senza coinvolgere gli altri, rispondere mentendo coinvolgendo altri soggetti (codice di procedura penale), pur con dei limiti di carattere processuale. Ma questo, in giurisprudenza, come si sa, non significa rendere le cose più facili al criminale in modo che la possa scampare liscia: gli si garantisce, semplicemente, un processo giusto che – almeno si spera – si concluderà con una sentenza giusta.”  prosegue la sezione locale dell’ANPI.

“Non vogliamo processare nessuno, per carità! E’ solo per capirci, per dire semplicemente che la non risposta non assolve; il tempo che passa, in questo caso, non è “galantuomo”.  Anzi, alla vicenda che abbiamo voluto denunciare, si aggiunge un comportamento non solo inaccettabile ma, per noi, una sorta di aggravante: il silenzio, tra le tante possibili risposte, ci fa ritenere di non aver sbagliato nel porre la questione.”

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