Solo dallo scorso giovedì l’Inpe ha osservato più di 9500 incendi boschivi, il cui fumo è ben visibile dai satelliti della NASA.
Le fiamme stanno interessando soprattutto le aree boschive in Rondonia, Bolivia e Brasile: il fumo nero e denso trasportato dai venti ha raggiunto anche le città e oscurato completamente San Paolo per circa un’ora lo scorso lunedì.
Gli incendi si verificano spesso nella stagione secca in Brasile, ma secondo l’Inpe un numero così elevato di roghi non è il linea con le medie normalmente registrate e l’aumento degli incendi non dipende dal clima. Il caldo e la siccità favoriscono la diffusione degli incendi ma i fuochi sono appiccati dall’uomo, deliberatamente o per caso.
L’elevato numero di roghi registrato quest’anno sarebbe da attribuire all’uomo, per liberare la terra dagli alberi che impediscono l’allevamento di bestiame, l’agricoltura e altre attività produttive.
Il governo brasiliano guidato dal presidente Bolsonaro anziché intervenire a protezione della foresta incoraggia taglialegna, agricoltori, allevatori e minatori ad abbattere gli alberi, così da poter utilizzare la terra per le proprie attività.
La politica di Bolsonaro sta lavorando per favorire lo sviluppo economico del paese a scapito della conservazione della foresta pluviale e questo provoca perdite di alberi a un ritmo accelerato, annullando gli sforzi dei governi precedenti che negli ultimi dieci anni erano riusciti a ridurre la deforestazione grazie a controlli mirati e sanzioni.
La foresta amazzonica è la più grande foresta pluviale del mondo e oltre ad ospitare circa tre milioni di specie animali e vegetali e un milione di indigeni, rappresenta un deposito di carbonio indispensabile per rallentare il riscaldamento globale.
La perdita di un polmone verde come l’Amazzonia non potrà che peggiorare gli effetti del riscaldamento globale e questo avrà ripercussioni su tutti noi, ma come spesso accade la salute della Terra e dei suoi abitanti sembra contare meno degli interessi economici.
Da quando Bolsonaro è in carica la deforestazione in Brasile è cresciuta dell’88% e gli incendi sono aumentati in modo vertiginoso. Il presidente Bolsonaro ha accusato l’Inpe di divulgare informazioni false in merito alla portata della deforestazione, con lo scopo di minare la credibilità del governo e la reputazione del paese all’estero.
Il lavoro dell’agenzia spaziale è stato difeso dai principali istituti scientifici e dall’ex direttore dell’Inpe, Ricardo Galvao, licenziato dopo aver assicurato che dati diffusi dall’agenzia sono precisi e accurati.
Chiara Ruocco