Abbandono e spaccature interne: il grido d’aiuto del Quartiere Sacida – Aprilia.

Il Comitato Sacida (Aprilia – Campoverde) chiede a gran voce l’aiuto dell’Amministrazione comunale: il quartiere è in stato di abbandono e le richieste inascoltate hanno creato attriti tra i residenti.

“Il quartiere Sacida si chiamava nel ’65 quartiere S.Antonio, bonificato dai nostri nonni, nasce a ridosso della Pontina e confina con il quartiere di Selciatella, di Casolare Alto, la strada Cinque Archi, intorno al 1985 nasce il primo Comitato, l’attuale nel 2012. Abbiamo sempre operato all’insegna del dialogo costruttivo e del rispetto, dopo nove anni chiediamo che possibilità ha questa borgata di crescere, di migliorare per diventare un quartiere degno di questo nome?

Viviamo nel degrado più assoluto, tra rifiuti di ogni genere gettati nelle scoline e nei terreni abbandonati, strade in cui si incagliano i tir e la strada principale, con un manto stradale distrutto e ristretto, non consente neanche di uscire a piedi in sicurezza per recarsi al supermercato.

Nella nostra periferia ci sono tante diverse realtà culturali ed etniche, diverse attività commerciali di vari tipi e nuovi residenti. Chiediamo aiuto alla nostra amministrazione, vogliamo essere considerati e non lasciati nell’invisibilità.

Chiediamo solidarietà da parte degli apriliani.

Siamo venuti alla ribalta recentemente per una serie di iniziative alle quali non abbiamo partecipato, non per una questione di merito, ma di METODO! perché non è una guerra tra noi che va alimentata, ma una battaglia di civiltà da combattere nelle sedi opportune, affinchè i diritti di tutti vengano rispettati e non calpestati.

L’abbandono ha portato ad una spaccatura nel Quartiere, i residenti non hanno visto nessun miglioramento e alcuni, non avendo fiducia nelle Istituzioni, hanno pensato di farsi giustizia da soli.

Vi invitiamo a riflettere e ad agire, aiutare per rendere la vita più rispettabile e vivibile.

Ringraziamo il coordinamento dei Comitati di Aprilia per il sostegno, non sentirsi soli in un momento di pandemia non è poco, sappiamo che la nostra situazione è la stessa di tutte le periferie apriliane. Una società civile non può essere definita tale senza i servizi essenziali.

Aspettiamo che la risposta delle istituzioni traduca le parole in fatti.”

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