“Una città cresciuta urbanisticamente in maniera disordinata, dove la presenza della malavita ha condizionato fortemente la crescita economica, sia in termini logistici che di settori di sviluppo, e nella quale l’illegalità diffusa ha finito per aprire le porte all’abusivismo edilizio e allo smaltimento illecito dei rifiuti: due questioni che oggi fanno emergere un’esigenza non più rinviabile, quella del risanamento igienico e sanitario delle borgate. E’ la triste situazione delle periferie apriliane, dove le abitazioni sono prive di allacci al sistema fognario e all’acquedotto comunale, eppure spesso confinano con discariche abusive, censite e non, che andavano bonificate almeno una quarantina di anni fa, o addirittura con impianti industriali del chimico o del farmaceutico, o di trattamento dei rifiuti.
Sabato 17 settembre nella sala del Comitato di Quartiere Primo sono stati questi ed altri i temi toccati dai relatori che hanno partecipato all’assemblea organizzata in collaborazione tra le associazioni Aprilia Libera e Città degli Alberi: Rosalba Rizzuto, geologa e ambientalista, da sempre in prima linea nelle battaglie che hanno riguardato il territorio di Aprilia, Franco Gabriele, il presidente del Consorzio I Fiumi da quarant’anni impegnato nella lotta per i diritti delle periferie, Clara Gonnelli, presidente ADIC Toscana, Associazione per i diritti del cittadini e membro del Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni per la depurazione, le bonifiche e per la ripubbli cizzazione del servizio idrico ed Andrea Palladino, giornalista, scrittore e documentarista ha realizzato inchieste sulle ecomafie, sulla criminalità organizzata e sull’estrema destra per diverse testate italiane (Report, L’espresso, La Repubblica, La Stampa, Il Fatto Quotidiano, il Manifesto, Famiglia Cristiana) ed europee (Le Monde e Stern). Presenti tanti cittadini, molti residenti delle periferie, ed alcuni esponenti politici di Aprilia come il segretario della Lega Salvatore Lax, gli ex assessori Antonio Chiusolo, Giovanni Bafundi e Monica Laurenzi e l’ex assessore all’ambiente e alla cultura del Comune di Ardea, Sonia Modica, promotrice del riconoscimento della dichiarazione del notevole interesse pubblico di parte del territorio di Aprilia quale paesaggio della Campagna romana, nonché una delegazione dei No Inc di Albano ed il presidente di Reti Giustizia Aprilia e presidente dell’ Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza del Comune di Aprilia.
Ad introdurre e moderare i lavori dell’assemblea è stata la giornalista Carmen Porcelli che ha messo in evidenza il fenomeno dello smaltimento abusivo dei rifiuti industriali nel nostro Paese, l’esistenza secondo l’Ispra di oltre 12.000 siti potenzialmente contaminati, e di 58 definiti Sin, cioè aree inquinate al punto da costituire un elevato rischio sanitario, e per questo definiti «di Interesse Nazionale» . Sono le aree industriali dismesse, oppure ancora in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici, e aree in cui sono stati ammassati o interrati rifiuti pericolosi. Aree che dovrebbero essere bonificate ma che da anni custodiscono resti nocivi e cangeroceni, che costituiscono l’investimento durevole della malavita organizzata che si insinua nel ciclo dei rifiuti. Ad Aprilia, come ha messo in evidenza la relazione di Rosalba Rizzuto, oltre alle discariche censite nell’elenco regionale (di cui 3 ad altissima priorità di bonifica e tre ad alta), vi sono numerosi siti inquinati che non sono inseriti in nessun elenco, ma che sono noti per i rifiuti disseminati e poi dati alle fiamme, nonché per gli scarichi abusivi nei canali e nei fossi che producono quei miasmi che ci hanno reso difficile respirare quest’estate, una carrellata di situazioni rappresentate anche fotograficamente sullo schermo.
Franco Gabriele, fondatore dell’Unione Borgate Aprilia ed ex assessore all’Urbanistica, ha ripercorso la storia della periferia apriliana, le lotte per arrivare alle perimetrazioni dei nuclei abusivi e alla variante di recupero, nonché la battaglia per il riconoscimento dei consorzi di auto recupero.
Ha precisato Franco Gabriele nel suo intervento: «Sarebbe superfluo, ma purtroppo attuale, segnare quanto è ancora grave l’assenza del controllo del territorio, in questi sistemi edificatori diffusi si sono conformate vere e proprie sacche di illegalità ambientale, ai confini di questi agglomerati, spesso a ridosso di pendii e fossi e canaloni di pregio, si configurano discariche abusive, che prendono consistenza, proprio da questa forma protetta agli occhi degli organi di controllo. Se non più gravi, i fenomeni di sversamenti nei fossati o addirittura nei tombini fognari in aree del territorio di alcuni prodotti scarto delle produzioni industriali, casi anche denunciati dai cittadini e dai comitati da tempo e in questi ultimi giorni anche attraverso la stampa».
Poi in collegamento da Massa Carrara, è stata la volta di Clara Gonnelli con la quale è stato affrontato la storia del Sin apuano e dello stabilimento apuano della Farmoplant–Montedison che venne chiuso il 18 agosto del 1988, dopo lo scoppio di una cisterna di 40 metri cubi contenente Rogor (un pesticida) e cicloesanone (un solvente) entrambi altamente tossici. Da quella vicenda e per tutti i dodici anni di vita dello stabilimento, costellati da numerosi incidenti ed incendi, si crearono così in modo spontaneo diversi comitati di cittadini a tutela della salute e dell’ambiente che, verso il 1978, si coordinarono nell’Assemblea Permanente dei cittadini di Massa Carrara, arrivando anni dopo anche a promuovere un referendum cittadino per chiedere la chiusura di quell’azienda. «Sono stati anni difficilissimi, avevamo contro tutti, i sindacati, gli industriali, gli operai e le loro famiglie, quando si parla di occupazione ci si dimentica della salute, che è un diritto, finisce per prevalere la logica del profitto. Dopo l’esplosione del 18 agosto 1988, quando ci siamo resi conto che abbiamo rischiato tutti di morire le cose sono cambiate, abbiamo trovato unità. Adesso lottiamo tutti insieme da anni per vedere bonificata quell’area industriale, le falde sono fortemente inquinate e per questo la zona è stata censita come un Sin».
Il giornalista Andrea Palladino ha invece raccontato la storia del territorio apriliano relativamente ai temi dell’abusivismo edilizio, industrializzazione degli anni 50 – 60 e gli investimenti della malavita, partendo dall’insediamento nella zona di alcune famiglie appartenenti alla criminalità organizzata. «La penetrazione nel territorio da Pomezia a scendere fino a Latina, una zona di investimento, più che di azione criminale diretta, almeno inizialmente, non dare nell’occhio per diventare parte integrante del settore connettivo della società, per integrarsi. Quello dell’investimento nel settore dei rifiuti è un passaggio successivo ed essenziale, ma molto importante perché coincide con la nascita della discarica di Borgo Montello nata nel 1972 come discarica comunale, all’epoca i rifiuti domestici erano per lo più costituiti da umido. Negli anni 80 cambia il modello economico italiano e, con esso, la gestione dei rifiuti: le industrie chimiche e farmaceutiche, che prima sversavano i reflui nei torrenti senza alcun problema, subiscono il cambiamento della normativa e cominciano ad avere l’esigenza di gestire quei rifiuti, di smaltirli. Ovviamente interviene per loro la criminalità che si offre di smaltirli illegalmente e a costi inferiori. E il territorio del nord pontino era fortemente caratterizzato da industrie chimiche e farmaceutiche».
Al termine dell’intervento dei relatori è iniziato il dibattito. A prendere la parola è stato un esponente dei No Inc, Luciano, che ha portato la sua testimonianza della lotta avviata in questi anni per la chiusura della discarica di Albano, poi l’ex assessore Antonio Chiusolo che ha portato alcuni esempi di cattiva amministrazione di alcune vicende (ristoro Tmb, mutui Acqualatina) che rischiano di penalizzare ancora di più la tenuta delle già precarie finanze comunali. Per le borgate ha preso la parola anche Nicola Giubileo,
presidente del consorzio Colle Azzurro di Campoleone, che ha raccontato come l’idea dei depuratori modulari – ideata ma ostacolata ad Aprilia – è stata invece adottata in altri comuni laziali per contrastare i danni igienico sanitari delle periferie. Il dibattito ha proseguito con una riflessione sui metodi di lotta, con la constatazione che, a livello sociale e politico, la città si è chiusa nel silenzio, adagiata su una sorta di rassegnazione che si può toccare con mano proprio nell’assenza di un confronto anche su temi più semplici. L’esperienza di lotta testimoniata da Clara Gonnelli per Massa Carrara, dove tutte le associazioni del territorio operano in un’unica direzione, ha invece, aperto una riflessione sull’ estrema difficoltà ad Aprilia di costruire una rete di azione comune tra le associazioni o comitati, più spesso divise da tentativi di delegittimazione da parti di alcuni che non trovano invece spiegazione nella ricerca di un obiettivo comune: la protezione dell’ambiente.”
Chiara Ruocco