“Si è svolta, in data 9 aprile la prima seduta della conferenza dei servizi sul tema della eventuale concessione dell’autorizzazione all’impianto di discarica sul solito ed ormai famoso sito di Via Savuto, a La Cogna.
In quella sede, prendendo atto che molti enti non hanno ancora espresso un parere, ma si riserveranno di farlo per iscritto, noi di Unione Borgate, assieme ad altre associazioni territoriali interessate, abbiamo ovviamente iniziato a porci delle domande sul modus operandi che spesso in queste situazioni si mette in atto in maniera automatica, ed allora ci siamo chiesti: in che modo si contrasta la realizzazione di un progetto così invasivo per i cittadini?
Con manifestazioni davanti alle tv? Con i flash mob di piazza? Certo, anche queste azioni che rappresentano gli umori popolari sono di aiuto, ma, soprattutto in era di Covid, che ne limita fortemente l’azione, ci siamo detti che non basta; servono politiche attive che fungano da deterrente per queste ed altre situazioni nelle quali si cerca a più riprese di sfruttare il territorio “in nome del Dio denaro”.
Ed abbiamo quindi convenuto, che una di queste politiche risiede proprio nella Rigenerazione Urbana; si, perché nessuno in realtà, ha mai rimarcato che, oltre ad essere stato uno dei primi comuni del Lazio ad aver approvato una delibera a riguardo, siamo anche un comune che cerca di dargli un seguito con azioni concrete.
La Cogna rappresenta un “quadrante cittadino” oggetto di attenzione in materia di trasformazione e riqualificazione ambientale ed urbana.
Pensiamo alla Variante di Recupero ad esempio, il cui scopo è quello di procedere alla dotazione igienico – sanitaria delle borgate, azione parzialmente concretizzata attraverso la realizzazione del depuratore e dell’entrata in funzione di una parte della rete fognaria.
Pensiamo al Print (Programmi integrati di intervento che puntano a promuovere, coordinare ed integrare iniziative e risorse pubbliche e private, per migliorare la qualità urbana e la dotazione di servizi e infrastrutture di quartieri che ne sono carenti) ancora in corso di definizione, attraverso il quale si intende sostituire un ippodromo ormai quasi in disuso, per far posto a servizi locali con incremento delle poche urbanizzazioni esistenti attraverso risorse private.
Pensiamo al Pinqua (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare), attraverso il quale, il nostro comune chiede il finanziamento per destinare, tra altri progetti, una villa sequestrata alla criminalità per renderla un piccolo centro per servizi sociali.
Tutti programmi di rigenerazione urbana utili a modificare l’assetto del territorio, senza ulteriore consumo di suolo.
Ed allora ci chiediamo, come si incardina una discarica in una porzione di territorio soggetta ad meccanismo di rigenerazione urbana in corso?
Se questo aspetto, a nostro avviso fondamentale, non è stato considerato preliminarmente e non viene esaminatotutt’ora, rispondendo ad una domanda di tale importanza, le “politiche attive” di contrasto, si riducono a mero rapporto tra uffici delle varie amministrazioni interessate ad esprimere pareri, affidandole alle sole normative che, per quanto puntuali, si trasformano in terreno fertile per studi legali intenti a carpire cavilli di qualsiasi natura, utili solo alla tutela degli interessi dei committenti e non a quella dei residenti, che si vedono danneggiati dalla tutela degli interessi altrui. E quindi ci chiediamo: è logico ed umano, pensare che l’interesse di pochi possa essere prioritario rispetto a quello della salute dei residenti di un intero quadrante cittadino?
Noi pensiamo fermamente di no, così come, altrettanto fermamente, pensiamo che una discarica contribuisca solo a fermare il processo di rigenerazione in corso, gettando alle ortiche, gli sforzi sin qui fatti per cercare di trasformare una borgata in quartiere.”
Chiara Ruocco