Venerdì 30 Ottobre si è svolta, presso la Biblioteca Comunale Renato Nicoli, la campagna di sensibilizzazione “Oltre Hijab” presentata dall’Associazione La Palma del Sud di Aprilia . Evento inserito all’interno dell’iniziativa “Se solo mi guardassi”, una manifestazione nazionale dell’Ottobre Africano.
“La nostra campagna di sensibilizzazione è iniziata l’8 Marzo– racconta Sihem Zrelli, Presidente della Palma del Sud- in concomitanza della giornata internazionale delle donne con il convegno “Oltre il Hijab”, per promuovere e sensibilizzare il territorio sul tema molto delicato e complesso delle discriminazioni che una donna subisce sul posto di lavoro e nella società, se immigrata e con indosso il tradizionale velo islamico“.
“L’Hijab, il velo indossato dalle donne musulmane-prosegue Zrelli- è spesso fonte di polemiche e discussioni. La crescita del numero di donne musulmane nella nostra società impone quindi la necessità di una conoscenza più seria e approfondita, evitando disinformazione e luoghi comuni che sono spesso causa di discriminazione ed esclusione sociale delle donne musulmane. Se credevamo, infatti, che sul tema discriminazione si fosse fatto qualche passo in avanti ci sbagliavamo di grosso“.
Ma come è nata l’idea di sensibilizzare su questo argomento? “Il fatto– ci spiega il Presidente dell’associazione- che ha innescato l’idea di organizzare questa campagna di sensibilizzazione è stato l’episodio che ha vissuto personalmente una giovane e bella ragazza tunisina di vent’anni dal carattere allegro e gioioso che frequenta il Centro Interculturale di Aprilia e che, per non pesare troppo sulle spalle dei genitori, ha deciso di fare qualche lavoretto che le permettesse di guadagnare qualche soldo per potersi almeno mantenere agli studi. Pur essendo una ragazza carina, spigliata e dinamica, le viene subito fatto capire che indossando per motivi religiosi, lo hijab, sicuramente troverà molto difficilmente un lavoro. Più volte è stata invitata a levare il velo se avesse voluto un posto di lavoro. Ma la ragazza più che determinata, ha sempre risposto che non sarebbe stata disposta a rimuoverlo. E’ triste, molto triste assistere a tutto questo, ma purtroppo vien da dire che la discriminazione ancora c’è e molta ancora e c’è molto da combattere per sconfiggere il pregiudizio culturale che esiste intorno al velo islamico… Per questo lanciando questa iniziativa di sensibilizzazione vogliamo testimoniare la nostra solidarietà di donne contro questa brutta storia di discriminazione razziale e di difendere pubblicamente quello che si ritiene un suo diritto: portare il velo come prescrive la sua religione senza essere ingiustamente penalizzata sul lavoro e nella società“.
La campagna di sensibilizzazione inoltre sostiene anche l’iniziativa promossa dall’ Unione delle Comunità Islamiche d’Italia di costituzione di un tavolo di discussione che porti alla formazione di una Consulta interministeriale per la salvaguardia dei diritti delle donne facenti parte di minoranze etniche o religiose ambito in cui entrerebbe anche la discussione sul velo.
All’iniziativa “Oltre il Hijab” dell’Ottobre hanno partecipato la parlamentare tunisina Imen Ben Mohamed e la giovane fumettista intercultura Takoua. “Pensiamo che la giovane Imen – afferma il Presidente della Palma del sud Sihem Zrelli- possa rappresentare un valido esempio di come portare lo hijab non le abbia impedito di affermarsi in Italia come donna brillante impegnata nella politica ed emblema di come le donne in Tunisia stiano guadagnando un ruolo da protagoniste nella costruzione della democrazia nel loro Paese, per conquistare traguardi sempre più avanzati per i diritti delle donne e le pari opportunità nella rappresentanza politica ed istituzionale“. “Quella di Takoua – continua Zrelli- che oggi è molto conosciuta per la sua arte di fumetto intercultura, è invece la storia di una ragazza d’origine tunisina figlia di un rifugiato politico, che vive in Italia dall’età di otto anni. Da allora è iniziato il suo processo di integrazione, un viaggio in cui gli ostacoli non sono mancati. L’arte però l’ha aiutata e nei suoi fumetti racconta, con ironia, cosa vuol dire essere musulmana velata, parlando di cittadinanza, discriminazione ma anche dialogo e rispetto tra culture“.
Presente al convegno anche la scrittrice e giornalista del TG2, Christiana Ruggeri, che ha presentato il suo ultimo libro “Dall’inferno si ritorna”, storia sul coraggio delle donne nel triste periodo del genocidio ruandese. “La campagna-conclude Zrelli-invita le donne di tutte le etnie a scattarsi un selfie con addosso l’hijab“.