C’è una ricorrenza importante che riguarda la storia di Aprilia che, da quando è stata istituita (31 Gennaio 2013), credo di poter dire, non è nel cuore dei cittadini e non può esserla ( per i motivi che cercherò di spiegare), tanto che si trascina stancamente negli anni neanche più sostenuta da qualche tentativo di giustificarla.
E’ il 28 maggio, la “Giornata della Battaglia”, in memoria dei caduti (sic!).
La ragione di questa sostanziale indifferenza sta nell’infelice e ridicola intitolazione, pilotata da qualcuno in Commissione cultura, e successivamente accettata, blindata e deliberata in Sede Consiliare senza passione politica e quindi senza un’adeguata e responsabile discussione. Eppure questa data doveva e poteva diventare uno dei più significativi (credo il più significativo) momenti di identità culturale, se solo i nostri Amministratori avessero avuto a cuore l’interesse di coltivare la memoria storica della Città e di dare valore civico a un passaggio fondamentale della sua pur breve esistenza.
La gestazione, ricordiamo, fu lunga e laboriosa. La Commissione cultura doveva indicare una data per fare memoria dei tragici momenti della Liberazione di Aprilia dopo lo sbarco degli alleati del 22 Gennaio 1944 ad Anzio-Nettuno e prima della Liberazione di Roma del 4 Giugno. Ma “fare memoria” non è un’operazione semplice. Significa conoscere, avere argomenti e capacità di trasmettere non solo fatti ma valori per una comunità. Un atteggiamento mentale rispetto ai fatti che i latini esprimevano meravigliosamente con le parole: “sine ira et studio”, e che noi possiamo tradurre con: imparzialità e obbiettività. Purtroppo queste qualità non si trovano per strada. Qualcuno infatti si accorse che “La giornata della Liberazione”, con tutto ciò che bisognava intendere, strideva in qualche modo con il mito di fondazione che ancora si celebra ogni 25 di Aprile e che ricorda, ancora a molti apriliani più o meno in buona fede, il solco tracciato dal duce “novello Romolo…” nel 1936. Un bel pasticcio, dunque. Bisognava perciò assolutamente evitare la collusione! Perché allora non provare con una parola magica, ecumenica e che fa un bell’effetto nell’immaginario popolare? La Giornata della pace! Ecco. Accontenta tutti e soddisfa soprattutto chi coltiva l’ideale della memoria condivisa e il superamento della dicotomia fascismo – antifascismo. Aprilia è salva, la sua storia è scritta sulla pietra! Ma il diavolo, spesso succede nei nostri progetti, ci mette le corna, si dice. A una successiva considerazione, l’ipotesi risultò alquanto incoerente, effettivamente così elusiva che fu presto abbandonata e sostituita da una formula che a molti parve più adeguata ad esprimere il dolore della perdita, l’idea della distruzione, l’orrore della guerra, la ricerca della pace (si recuperava la prima ipotesi infatti) e, soprattutto, evitava tutta una serie di domande su quella guerra e sulle responsabilità. Ecco, finalmente ci siamo! E non si torna indietro. Nessuno però sembrò accorgersi che si andava, per così dire, “fuori tema”; per distrazione, calcolo politico, inerzia. Qualcuno forse si è chiesto, al momento di chiudere: “Tutto questo tempo a cincischiare per nulla. Ma non era più semplice e più vero utilizzare la formula con cui abbiamo iniziato i lavori: La Giornata della Liberazione (magari con la maiuscola) di Aprilia?” Questi i fatti, i passaggi e la nostra interpretazione. A posteriori. Mai smentiti.
“L’ Associazione Anpi era appena nata e seguì la discussione, seppure mai invitata ad esprimere un parere. Ma si sentiva ugualmente talmente coinvolta, per ragioni evidenti, che, ancora nei tempi utili per la preparazione della delibera (27.07.2012), pensò di inviare una nota (n. prot. 59620) al Sindaco e ai Consiglieri comunali dove manifestava la propria adesione alla proposta di istituire una giornata del ricordo della Liberazione di Aprilia e chiedeva che si aggiungesse semplicemente “dal nazifascismo” per non tralasciare nulla, ritenendo ogni altra dicitura priva di valore sociale ed etico. Non ci sembrava né possibile né utile, altra soluzione.
Il 31 Gennaio 2013 in Consiglio comunale la creatura nacque. Gracile e con un futuro improbabile, ma circonfusa da una virile quanto inutile bellezza epica, evocatrice di ricordi scolastici mal digeriti. Come nell’Iliade, eroi da una parte e dall’altra del campo, tutti uniti dalla stessa sorte, esemplari per coraggio, onore e fedeltà. Un messaggio Urbi et Orbi! Un evento di storia locale di enorme importanza umana e civile che avrebbe disegnato un futuro (anche per Aprilia) finalmente radicalmente diverso da quello tragico che era sotto gli occhi di tutti, consegnato agli esperti di tecnica militare e dell’Arte della guerra senza alcuna connotazione e differenza valoriale”, si legge nel comunicato diramato dall’ANPI.
“Mi domando ancora come abbia potuto il Consiglio comunale del 31 Gennaio del 2013 accettare (all’unanimità!) una delibera che definisce il nulla. Semplicemente una battaglia, l’ultima (e anche su questo ci sarebbe da eccepire) sul nostro territorio. E come abbia potuto non pensare che in quel preciso momento storico la comunità cittadina si è avviata ad affrontare, non senza ulteriori sacrifici, la difficile e complessa opera della ricostruzione ispirandosi ai valori di libertà, uguaglianza e solidarietà che sono le fondamenta della nostra Costituzione? Ricordiamoci che si stava uscendo dalla guerra e dalla dittatura tra le più feroci e disumane.
E allora, ancora una volta, come ogni anno, ci rivolgiamo alla Commissione cultura perché abbia la forza e il coraggio di rivisitare quella data, riflettere con spirito costruttivo e senza ideologie e pregiudizi. Lo dicevo l’anno scorso e voglio ripeto: “ Dimenticare, minimizzare, relativizzare serve ad assolvere, ad archiviare, lasciando intatto un “male” che può sempre riprodursi e diffondere nel corpo sociale e nei gangli vitali della Repubblica”. Finiamola di giocare ai soldativi e offriamo valori positivi e speranza ai cittadini.”