Ecco le parole del Tribunale dei Diritti del Malato riguardo il progetto +Vita.
“Il progetto +Vita, una delle poche e tanto decantata eccellenza della sanità territoriale, riconosciuta a livello nazionale come esempio di “best practice“ per la presa in carico dei pazienti con patologie croniche quali il diabete di tipo 2 e la BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), è praticamente bloccato da difficoltà legate al sistema informatico che non si riesce a far funzionare.
Questa situazione è presente da mesi, con forti ripercussioni
sull’arruolamento dei nuovi pazienti e sulla gestione delle prenotazioni delle visite specialistiche di chi già è stato preso in carico da parte dei 18 Medici di Medicina Generale che operano all’interno della Casa della Salute di Aprilia (UCP) e degli Infermieri dedicati al progetto.
La piattaforma informatica del progetto +Vita non comunica più adeguatamente, oramai da mesi, con il sistema che gestisce il CUP di prenotazioni visite e nonostante i continui solleciti inoltrati agli addetti alla manutenzione del sistema, nulla succede.
Incompetenza, approssimazione o sistema non più manutenzionabile e sul quale non si vuole più investire, o magari è già stato deciso di chiudere il progetto?
Siamo convinti che chi veramente sta uccidendo questa attività sia l’approssimazione di chi dovrebbe risolvere, senza se e senza ma, i problemi essenzialmente informatici che man mano si presentano. Questa situazione non è più tollerabile.
Riportiamo un esempio ridicolo: per aggiornare la password di un medico, per consentirgli l’accesso al sistema operativo, possono esserenecessarie anche due settimane, nonostante i continui solleciti. Insomma queste dinamiche stanno rallentando fortemente il processo sia della presa in carico che della gestione delle previste visite specialistiche ed accertamenti strumentali di chi è già seguito, generando scoraggiamento e demotivazione nei medici ed infermieri.
Ricordiamo che la presa in carico dei pazienti con cronicità attraverso i PDTA, che sono dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, è una delle poche ma importantissime novità che hanno portato le Case della Salute nei territori.
Non dare la giusta importanza, anzi non rendere i progetti di presa in carico dei pazienti con cronicità “PRIORITARI”, va in corto circuito con le indicazioni sia Nazionali che Regionali, dopo il fallimento di una politica sanitaria ospedalocentrica, che ha visto per molti anni la sanità territoriale cannibalizzata, con la conseguenza di intasare gli ospedali e congestionare i Pronto Soccorso, creando enormi disagi ai cittadini e soprattutto, tra le altre cose, facendo lievitare i costi del SSN in modo esponenziale, tanto da portare al commissariamento diverse Regioni.
Ridare la giusta importanza al territorio curando le persone attraverso una attiva presa in carico delle stesse nelle Case della Salute, prevenendo l’aggravarsi se non addirittura l’insorgere della malattia, è l’unico modo possibile per contenere la spesa sanitaria e soprattutto dare ai cittadini una meritata assistenza di prossimità.
Ma se per assurdo non si volesse tenere conto della salute dei cittadini, ma del solo business Aziendale (ammesso che lo si voglia perseguire), come si può non capire che questo tipo di progetto di presa in carico, già a breve/medio termine porta ad importanti risultati economici in termini di savings? Pensiamo ad esempio a quelli ottenuti dai tanti ed impropri accessi ai Pronto Soccorso, pensiamo anche a quelli relativi ad una riduzione importante del consumo dei farmaci, perché seguire un paziente a rischio ad esempio di sviluppare il diabete di tipo due, con il consuelling della presa in carico (che prevede indicazioni sulla dieta, esercizio fisico ecc.) è possibile addirittura evitarne l’aggravamento della patologia, se non in alcuni casi lo sviluppo della stessa.
Preghiamo quindi la Direzione Generale dell’ ASL di Latina di intervenire per rendere performante questo importante progetto strategico. “
Chiara Ruocco