Dopo la santa messa, officiata presso la chiesa di San Michele Arcangelo, il corteo ha raggiunto l’aula consiliare Luigi Meddi della sede comunale di piazza Roma. La banda La Pontina ha eseguito alcuni brani del repertorio, tra i quali l’Inno nazionale e La canzone del Piave.
Il sindaco di Aprilia Lanfranco Principi ha poi raggiunto il monumento ai caduti di piazza della Repubblica, dove è stata deposta la corona d’alloro e ha recato omaggio ai caduti di tutte le guerre. Nel suo discorso il Primo Cittadino ha posto l’accento sull’importanza di celebrare questa ricorrenza per innestare la cultura della pace tra le nuove generazioni.
Di seguito il discorso integrale del Sindaco.
“Buongiorno a tutti.
Un caloroso benvenuto ai rappresentanti delle forze dell’ordine, delle associazioni combattentistiche, ai colleghi amministratori e ai cittadini che oggi hanno preso parte a questa cerimonia.
Per comprendere pienamente l’importanza della ricorrenza che oggi celebriamo, è necessario tornare indietro nel tempo. Il 4 Novembre rappresenta una data spartiacque, che ha decretato la fine di una guerra massacrante e sanguinosa. Costretti per mesi a vivere assediati in una trincea scavata nelle viscere della terra, il 4 Novembre 1918 i soldati italiani entrarono vittoriosi a Trento e Trieste, mettendo fine alla dominazione austrica, segnando l’ultimo atto della Prima Guerra Mondiale attraverso l’armistizio di Villa Giusti e innescando il percorso che di lì a poco avrebbe permesso all’Italia di portare a termine il processo di unificazione nazionale rimasto incompiuto durante il risorgimento.
Un successo pagato a caro prezzo, con la vita di centinaia di migliaia di soldati italiani, molti dei quali dispersi o non identificati. Il milite ignoto, inumato il 4 Novembre 1921 presso l’Altare della Patria del Vittoriano a Roma, diventò il simbolo di quel sacrificio compiuto a costo della vita, in nome degli ideali di Patria e Libertà. Per questo motivo in questa ricorrenza, sentiamo più forte il bisogno di ringraziare le forze dell’ordine che ancora oggi ci sono a fianco per vigilare sulla nostra sicurezza e avvertiamo l’esigenza di rendere omaggio ai nostri caduti, che in vari momenti storici hanno dato la vita per veder trionfare la pace e fiorire la democrazia.
Ideali che abbiamo il dovere di tramandare alle nuove generazioni perché rappresentino sempre un faro per il futuro. Ancora oggi, mentre l’incubo della guerra torna a infiammare la polveriera del Medio Oriente, mentre la fiamma del conflitto non è ancora sopita nell’Europa dell’Est, noi amministratori siamo chiamati a fare la nostra parte affinché la cultura della pace possa germogliare in ogni coscienza, a difendere quella democrazia costruita con le lacrime e con il sangue, a prezzo della vita sacrificata per degli ideali più alti.
Grazie a tutti”.
Chiara Rucco