L’ultimo capitolo del “Diario di Viaggio. Blogger per un giorno” è in Giappone.
Si conclude con il testo di Riccardo Capezza la rassegna dei testi premiati al Concorso di Scrittura Creativa.
L’edizione 2017 ha confermato il successo di questa iniziativa, che ha dato la possibilità agli studenti apriliani di esprimere tutte le loro qualità di scrittori.
E, soprattutto, la loro fantasia.
Non resta che partire per questo ultimo, esotico, viaggio:
“Ciao, mi chiamo Riccardo ho 17 anni e oggi sono qui in questo blog per raccontarvi il mio viaggio in Giappone.
Principalmente ho visitato la capitale cioè Tokyo e per tutto il viaggio sono stato accompagnato dal mio amico di origini giapponesi Eisuke.
L’idea del viaggio a Tokyo è nata insieme alla nostra amicizia tra i banchi di scuola.
Tutto è iniziato il 7 settembre quando è ricominciata la scuola e più precisamente quando in classe è arrivato un nuovo compagno, Eisuke appunto.
All’inizio non riuscivo a parlare con Eisuke: il suo italiano era comico e il mio giapponese inesistente…per non parlare del mio inglese maccheronico!
Lui è più grande di me di un anno, un ragazzo dai capelli neri e gli occhi lucidi, pieni di vita.
Mi ha incuriosito il suo essere discreto ma sempre attento a ciò che accadeva in classe.
Per caso siamo capitati vicini di banco e poco a poco abbiamo iniziato a conoscerci.
Sono sempre stato attratto dalla cultura giapponese e, vincendo la mia timidezza, ho chiesto a lui di disegnarmi qualcosa che potesse raccontarmi il suo paese e le sue origini.
Ho capito che Eisuke non vedeva i suoi nonni da molti anni e non aveva nessuno con cui tornare a Tokyo: mi sono subito proposto come accompagnatore.
Non avevo la benché minima idea di cosa volesse dire organizzare un viaggio in Giappone con un giapponese…
Ho delegato a lui la scelta del periodo e tutta la fase organizzativa.
Io mi sono preoccupato solo di mettere in valigia la mia macchina fotografica.
Siamo partiti in primavera.
La sera prima della partenza Eisuke si è fermato a casa mia, non siamo riusciti a chiudere occhio: per lui il Giappone significava un ritorno alle origini, per me un sogno che si avverava.
Dopo molte ore di volo, trascorse tra l’impazienza e la curiosità di atterrare per scoprire un mondo per me sconosciuto, siamo finalmente arrivati.
I cugini di Eisuke erano già in aeroporto al nostro arrivo. Siamo andati a casa dei nonni.
Ero frastornato dal viaggio, ma incredibilmente felice.
La casa dei nonni era esattamente come la immaginavo: avete presente la case di legno dei cartoni animati con le porte a vetri scorrevoli?
Ecco la casa dei nonno di Eisuke era così.
Mi sentivo come un personaggio di un cartone giapponese!!!
La mattina dopo ho accusato la mancanza del mio latte e caffè: ho dovuto prendere confidenza con il cibo giapponese e rinunciare alla mia dose di caffeina non è stato facile.
L’entusiasmo di scoprire cose nuove era la mia dose di adrenalina per non crollare: zainetto e macchina fotografica e si va.
Ho esplorato i dintorni, un quartiere molto antico di Tokyo e un parco giochi nelle vicinanze.
Abbiamo percorso strade costeggiata da ciliegi in fiore, uno spettacolo che la natura mi ha regalato e che non ho potuto fare a meno di immortalare in una splendida fotografia che ora è diventato un quadro che Eisuke ha appeso nella sua stanza.
Dopo un’intera giornata fuori casa siamo tornati a cena dai nonni: avrei divorato una pizza, ma sapevo che a tavola avrei trovato qualcosa di misterioso ed ignoto…ma anche questo fa parte della scoperta e della conoscenza.
Vivere un luogo significa anche assaporarne colori, abitudini e sapori…e sui sapori ho avuto qualche difficoltà!
Ovviamente non capivo una sola parola dei nonni di Eisuke, mi limitavo a scrutare le espressioni del loro volto e dai loro occhi lucidi, come quelli di Eisuke, traspariva la gioia e un senso, per me inaspettato, di famiglia.
Ebbene sì…era lontanissimo da casa, ma mi sentivo a casa.
Sul tavolo c’erano i piatti tipici in segno di accoglienza ed ospitalità: Ramen,Takoyaki,Taiyaki: il prmo consiste in una zuppa a base pesce o carne, il secondo sono delle polpette a base di polpo ed il terzo è un dolce che ricorda il pancake americano ripieno.
Il dolce era squisito!!!!
Dopo cena i nonni di Eisuke hanno acceso una candela molto grande: il mio amico mi ha spiegato che è una tradizione quella di accendere una candela quando ci sono ospiti.
È legata alla loro religiosità: forme liturgiche che fanno parte della loro cultura.
Prima di andare a dormire Eisuke ha acceso un ramoscello di incenso: mi ha spiegato che serve per purificare l’anima durante la notte.
Salutati i nonni siamo saliti nella nostra stanza al piano di sopra: la camera era priva di porte, c’era una parete scorrevole di carta che faceva passare la luce delle candele che si trovavano sulle scale e questo creava un atmosfera rilassante.
Nella camera c’erano sacchi a pelo o almeno pensavo fossero sacchi a pelo… Eisuke mi ha spiegato che erano i letti tipici giapponesi chiamati Futon, letti interamente di fibra di cotone e molto sottili poggiati direttamente a terra.
Purtroppo il fuso orario aveva disturbato le nostre abitudini, il sonno tardava ad arrivare…quindi Eisuke mi ha proposto una partita a Shogi, un gioco da tavolo trovato dentro una scatola impolverata in fondo all’armadio.
Mi ricordava molto i nostri scacchi: l’obiettivo era “mangiare” il re avversario.
Abbiamo giocato per un paio d’ore, poi siamo crollati senza aver mangiato il re!
Il giorno seguente Eisuke mi ha portato nel centro di Tokyo: le vetrine dei negozi, le insegne luminose, i palazzi nuovi, tutto mi incuriosiva e mi attraeva.
Poi finalmente siamo andati al mercatino dei Manga giapponesi.
Ovviamente non potevo non prendere qualche fumetto che mancava alla mia collezione, comprai ben 15 pezzi, spesi ben 3000 Yen…
Poi mi ha portato al tempio di Kotoku-in, che è il più conosciuto di Tokyo con la statua di Bhudda più grande del Giappone, alta ben 13 metri per 92 tonnellate, completamente in bronzo e anche visitabile.
Potrei raccontare nei dettagli tutti i luoghi visitati, potrei postare e condividere tutte le foto scattate durante il viaggio, ma non riuscirei comunque a descrivere le emozioni provate.
I nonni di Eisuke, il mio amico…tutto è stato straordinariamente affascinante e unico.
La verità è che le parole non rendono la bellezza di quello che ho vissuto.
È proprio vero: il viaggio è una ricchezza, una possibilità di crescita e di vero confronto con l’altro.
Il profumo dei fiori di loto continua ad inebriare i miei pensieri e ancora continuo ad emozionarmi.
Il Giappone non è stato solo un viaggio, per me è diventata una componente fondamentale della mia vita.
Che sia il Giappone o qualsiasi altra meta, l’importante è sempre viaggiare….in fondo anche la vita è un incredibile viaggio.
Riccardo.”
di Massimo Pacetti