Più di 100 i cittadini assistiti dall’unità di crisi costituita dall’ONA.
Alcuni cittadini hanno già accusato malori, altri sono letteralmente terrorizzati dalla prospettiva di aver inalato fibre di amianto cancerogene.
I volontari dell’ONA sono operativi giorno e notte.
”Purtroppo il nostro sospetto circa la presenza di amianto sul tetto dei capannoni della ECO X di Pomezia risulta aver trovato conferma.
Anche dai dati diffusi poco fa dalla ASL – afferma l’avv. Ezio Bonanni Preidente dell’ONA Latina – e ormai le fibre si sono aerodisperse.
Gli effetti sulla salute si vedranno nei prossimi 20-30-40 anni a causa della lunga latenza delle patologie asbesto correlate (mesotelioma, tumore al polmone e altri cancri delle vie aeree e del tratto gastrointestinale).
In particolare il divieto di consumo dei cibi prodotto nelle zone circostanti, le pulizie delle strade e dei locali pubblici con getti d’acqua per combattere le fibre di amianto.
E la dotazione di maschere con il filtro di protezione P3 per evitare l’inalazione delle fibre.
Tutti i cittadini possono continuare a rivolgersi all’unità di crisi, coordinata dal Presidente ONA, Avv. Ezio Bonanni, dalla coordinatrice nazionale Sig.ra Antonella Franchi al n. 328/4648451 e al Sig. Antonio Dal Cin al n. 0773/511463.
Oppure inviare una e-mail all’indirizzo osservatorioamianto@gmail.com
La task force costituita dall’ONA ha già ricevuto decine e decine di richieste di aiuto da parte dei cittadini.
L’Osservatorio Nazionale Amianto continua a consigliare a tutti i cittadini che abitano nelle zone interessate di tenere le finestre chiuse e cercare il più possibile.
Di evitare di respirare le polveri di amianto e gli altri veleni che si sono sprigionati dal rogo, anche indossando, se possibile, maschere protettive.
L’Ona presenterà un esposto denuncia per il reato di disastro ambientale e chiederà l’ applicazione della nuova legge sugli eco reati e la punizione dei responsabili, preannunciandosi già da ora parte civile nel processo penale.
Già da tempo avevamo richiesto una maggiore attenzione delle Istituzioni in chiave preventiva, infatti la pericolosità di questo sito era già stata segnalata mesi prima.
L’ONA, infatti, ribadisce che se ci fosse stata una maggiore attenzione.
Attraverso la bonifica ma anche semplicemente un servizio anti incendio all’interno dello stabilimento andato a fuoco.
Questo disastro non si sarebbe verificato o quanto meno le conseguenze sarebbero state meno drammatiche.
“Chiediamo che si intensifichino le verifiche sulla presenza di amianto anche in tutti gli altri siti della città di Pomezia e del territorio circostante per chiedere la loro immediata bonifica.
Questo disastro deve essere di monito all’applicazione del principio di precauzione e cioè evitare che si possano verificare altri rischi per la salute e per l’ambiente”, conclude l’Avv. Ezio Bonanni.
di Anna Catalano