Sorgenia, la società elettrica del gruppo Cir che fa capo alla famiglia De Benedetti, ha un debito di 1,8 miliardi di cui 600 in eccesso. Sorgenia e la controllante Cir devono fare i conti con una situazione critica, da quel che emerge nel comunicato diffuso da Cir. L’unica ancora di salvezza è un rapido accordo con le banche per congelare il debito della controllata per l’energia quasi a secco e arrivarne a tagliarne almeno un terzo.
“L’obiettivo del gruppo è pervenire a un accordo in tempi ragionevolmente brevi per concentrare la discussione sul piano industriale e la manovra finanziaria”, si legge nella nota di Sorgenia.
Dopo l’infruttuosa riunione della scorsa settimana tra i vertici di Cir – Rodolfo De Benedetti e Monica Mondardini – e gli amministratori delegati delle principali banche è previsto oggi un nuovo summit per decidere i prossimi passi. Cir non vuole mettere più di 100 milioni, mentre le banche chiedono un intervento di 300 milioni sul totale di 600 milioni di debiti da abbattere. Lo stesso De Benedetti conferma di non essere disponibile a ricapitalizzare oltre la propria quota. Sulla base delle valutazioni del management, in assenza del ripristino dei finanziamenti, Sorgenia potrebbe avere un’autonomia finanziaria di circa un mese. Se la situazione già critica di Sorgenia dovesse degenerare ci chiediamo che ne sarà della turbogas, ultima delle centrali ad essere stata avviata. Entrata in marcia commerciale dal giugno 2012, la centrale risentirà dei debiti che gravano sulla società? Una domanda che molti cittadini si stanno ponendo alla luce delle contestazioni che hanno accompagnato la realizzazione della centrale elettrica e il braccio di ferro mai terminato fra Sorgenia S.p.A e la Rete NO TURBOGAS di Aprilia.
Fra l’altro dipendenti di Aprilia avevano anche cominciato a temere del proprio futuro occupazionale: Sorgenia a gennaio aveva annunciato l’apertura formale delle procedure di mobilità per 49 dipendenti.
Melania Limongelli