La terza fase dell’Operazione Babylonia è stata messa in atto questa mattina dalla Guardia di Finanza di Roma.
Nel 2017 furono arrestate 23 persone con l’accusa di usura, estorsione e riciclaggio, mentre in estate erano stati messi sotto sequestro i capitali di ben dieci società, alcune delle quali con sede nella provincia di Latina.
Questa mattina altre sette società sono finite sotto la lente di ingrandimento delle Fiamme Gialle, che hanno dato esecuzione al provvedimento emesso dalla magistratura.
Si tratta della messa in amministrazione giudiziaria per sei mesi di alcune attività riconducibili a due dei soggetti arrestati nel 2017.
Emergevano – spiegano le forze dell’ordine coinvolte nell’operazione – numerose cointeressenze tra i proposti e gli imprenditori cui le menzionate società fanno capo.
Oltre a molteplici operazioni commerciali prive di valide ragioni economiche e strumentali unicamente a favorire l’accesso al credito e consentire indebiti risparmi d’imposta, anche mediante l’emissione di fatture false.
Consorzio Italwork (installazione di impianti elettrici), Food S.r.l. (ristorazione), GF Impresit S.r.l. (commercio all’ingrosso di prodotti alimentari), Yacthing Club Mare S.r.l. (servizi di trasporto marittimo), Project Group S.r.l. (impiantistica), Geas Distribuzione S.p.a. (distributrice all’ingrosso di caffè) ed Int. Samafin S.r.l. le società cui è stato notificato il provvedimento.
Non è detto che sia questa la chiusura dell’Operazione Babylonia.
Di lavoro per la Guardia di Finanza ce n’è ancora molto da fare per portare alla luce tutte le ramificazioni dell’associazione mafiosa decapitata lo scorso anno.
Le indagini proseguiranno ancora fino a quando tutto il sistema messo in piedi dai 23 malviventi arrestati, e dai loro complici, non sarà smantellato definitivamente.
di Massimo Pacetti