La Polizia di Stato ha confiscato i beni ottenuti illecitamente da parte di due apriliani noti alle forze dell’ordine. Si legge nel comunicato della Polizia di Stato: “Nino Montenero di 64 anni, attualmente detenuto, è ritenuto un soggetto costantemente coinvolto in attività criminose, a partire dal 1972, e in rapporti di frequentazione e correità con altri soggetti dediti al crimine. Le numerose indagini a suo carico hanno fatto rilevare la vicinanza di Montenero ad altri pericolosissimi pregiudicati operanti nel basso Lazio ed in Campania, tra cui esponenti di vertice dei clan camorristici Contini, Nuvoletta e Gionta, divenendo sin da giovanissimo punto di riferimento per la gestione della stragrande maggioranza dei traffici illeciti del territorio in materia di rapine e stupefacenti ed intessendo negli anni rapporti con la mafia, la camorra e la criminalità organizzata albanese. Montenero, infatti, ripetutamente denunciato e arrestato per rapine a mano armata commesse in concorso con altri criminali ai danni di banche e furgoni portavalori (si ricorda l’assalto ai danni della Cassa di Risparmio di Roma, in cui fu ucciso il metronotte Alberto Moriconi, a Lavinio nel 1981); per spaccio e traffico di stupefacenti (si ricordano le operazioni Jumbo, Pittbull, Piazze Pulite, Airon e Las Mulas), nell’ambito delle quali Montenero è stato colpito da ordinanze di custodia cautelare, che hanno disvelato i suoi strettissimi rapporti criminali con i citati clan camorristici campani. Il Tribunale di Latina Sezione Misure di Prevenzione ha condiviso gli accertamenti della Divisione Polizia Anticrimine secondo i quali i beni oggetti della confisca sono stati acquisiti grazie alle disponibilità economiche derivanti dalle attività illecite poste in essere da Montenero fin dagli anni 70, ritenendo che le indagini hanno fatto emergere un’evidente sproporzione tra il valore del patrimonio familiare ed i redditi dichiarati al fisco da Montenero e dai suoi familiari. Nel decreto notificato all’intero nucleo familiare di Montenero, si fa, infatti, rilevare come minimi siano risultati i redditi dichiarati dallo stesso (poche migliaia di euro all’anno per Nino e per il figlio Dimitri; il figlio Bruno risulta non aver mai svolto attività lavorativa), così come quelli dei genitori di Montenero, i quali nel 1971 furono addirittura assegnatari di un alloggio popolare per le riconosciute condizioni di indigenza. Il complesso immobiliare confiscato, per un valore approssimativo stimabile in circa 1 milione e centomila euro, intestati al proposto, alla moglie, alla madre, ed ai fratelli, si concretizza complessivamente nei seguenti beni e utilità: 2 immobili residenziali, una villa ed un appartamento, un Locale Commerciale e 2 terreni. Piattella Antonino di 56 anni, residente ad Aprilia (LT) ed attualmente detenuto, come accertato dalle indagini di Polizia, ha la propensione, anzi la specializzazione, nel porre in essere attività delittuose, particolarmente nel settore edilizio, tributario, patrimoniale, economico ed ambientale, con una spiccata capacità di operare per il tramite di prestanome. Infatti è stato condannato per violazione delle norme in materia di controllo dell’attività urbanistica edilizia, tentata estorsione, ricettazione, minacce, truffa aggravata continuata in concorso, occultamento o distruzione di documenti contabili e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Piattella ed altri soggetti vennero sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere, nell’ambito dell’operazione di P.G. denominata “DARK SIDE”, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di traffico di rifiuti e inquinamento ambientale; attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, di gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale, trasferimento fraudolento di valori. Le investigazioni permisero di svelare l’esistenza di un sodalizio criminale che, durante la sua attività, aveva sversato tonnellate di rifiuti di qualsiasi tipo in una ex cava di pozzolana alle porte della città di Aprilia (LT), nella disponibilità di Piattella senza alcuna autorizzazione al loro trattamento e senza alcun tipo di preventiva “preparazione” del sito volta ad evitare che i rifiuti potessero disperdersi ed entrare in contatto con l’ambiente, arrecando grave danno all’intera collettività. Il Tribunale di Roma Sezione Misure Patrimoniali, ribadendo una evidente sproporzione tra i redditi ufficiali di Piattella e dei suoi familiari e le disponibilità concrete emerse dagli accertamenti ha disposto la confisca del complesso immobiliare e rapporti bancari già sequestrati, per un valore stimabile in 1,5 millioni di euro” conclude il comunicato.