Operazione “Smokin’ Fields”: aggiornamenti sul traffico illecito di rifiuti.

Traffico illecito di rifiuti, discariche abusive e danni ambientali. Su questi temi si sviluppa l’operazione della Polizia di Stato e dei Carabinieri iniziata questa mattina.

A seguito delle indagini si sta procedendo al sequestro dei seguenti beni:
3 aziende operanti nel campo della gestione di rifiuti, due in Provincia di Latina ed una in Provincia di Roma;
1 discarica di proprietà di una società di Roma;
4 appezzamenti di terreno (due nel comune di Pontinia e due nel comune di Roma);
10 mezzi (tra autocarri, trattori, semirimorchi, escavatori);
Inoltre c’è stato il sequestro preventivo del profitto del reato di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti  quantificato in più di 1 milione di euro (1.013.489,21) nei confronti di tutti gli indagati coinvolti;
contestualmente sono state eseguite 6 perquisizioni, sia domiciliari che presso laboratori di analisi nelle province di Roma, Frosinone e Napoli. Le persone indagate sono 23 oltre alle aziende.
I reati contestati sono per tutti gli indagati concorso in traffico illecito di rifiuti, nonché, per alcuni di essi, anche il falso ideologico in atto pubblico nella predisposizione di certificati di analisi, abbandono di rifiuti e discarica abusiva, e infine l’intralcio all’attività di vigilanza e controllo ambientale.

rifiuti discarica
Le indagini sono state condotte per mesi, in maniera coordinata, dalla Polizia Stradale di Aprilia e dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Forestale – NIPAAF, del Gruppo CC di Latina con sopralluoghi e servizi sul territorio corredati da rilievi fotografici e con ricorso anche a penetranti strumenti tecnologici quali videoriprese da elicottero con telecamere di rilevazione geotermica, intercettazioni telefoniche ed ambientali, localizzazione di autoveicoli e telefoni cellulari con sistemi di rilevamento satellitare.
L’operazione, denominata “smokin’ fields” deriva dal fatto che i terreni sui quali veniva effettuato lo spandimento del compost, letteralmente “fumavano”, segno evidente di una mancata maturazione del materiale, che invece continuava a fermentare in corso d’opera, contravvenendo in tal modo ai più elementari principi di rispetto dell’ambiente, a cui si sarebbero dovuti attenere i responsabili degli impianti sequestrati.

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